Quella manata sul sedere di Greta Beccaglia non è solo un grave e inqualificabile gesto

Giornalismo, doppio oltraggio di una professione

Greta Beccaglia

ROMA – Una giornalista televisiva, Greta Beccaglia, 27 anni, che segue una partita di serie A: Empoli – Fiorentina prende una manata sul sedere da un tifoso all’uscita dallo stadio (già individuato dalle forze dell’ordine e che è già prostrato in scuse); un altro giornalista  in studio  le dice «non prenderterla» e la invita ad andare avanti con il collegamento.

Chiara Roverotto

E, poi, il giusto e doveroso sdegno di colleghe, colleghi, esponenti politici, dei presidenti di Camera e Senato. Un gesto in diretta troppo grave per passare inosservato. E, per l’ennesima volta, siamo ancora qui a spiegare, a raccontare, a chiarire come le donne vengano molestate, toccate, tradite, malmenate. Non solo tra le quattro mura domestiche, ma anche sul lavoro.
Fermo restando, che la condanna per questi episodi deve essere unanime, senza se e senza ma, senza distinguo di alcun genere; ci sono almeno altri due aspetti da considerare. Il primo, l’atteggiamento del collega in studio che le dice «non prendertela». Parole gravi, pesanti come macigni, che dimostrano come il modo di percepire alcuni atteggiamenti sia diverso senza farne una questione  di genere, ma di atteggiamento mentale. Bastava dicesse: «Dopo il grave il gesto contro la collega, chiudiamo la trasmissione». Per lui ci sarebbero stati solo elogi e, finalmente, una presa di posizione netta, giusta e corretta. Ma così non è stato, anche se il giorno dopo ha precisato che era meglio proseguire per non mettere il pericolo Greta Beccaglia, alla quale naturalmente ha dato tutta la solidarietà. Purtroppo tardiva.

Greta Beccaglia palpeggiata in diretta tv da un tifoso della Fiorentina

E, poi, c’è la seconda questione altrettanto grave: la collega non risulta, a tutt’oggi, iscritta all’Ordine dei Giornalisti. Attenzione, questo non diminuisce minimamente quanto accaduto, però solleva la questione su una professione che sappiamo tutti quanto sia cambiata soprattutto in questo ultimo decennio. Mutamenti senza tutele, senza un giusto e doveroso richiamo alle regole. Quando mai anni addietro, un giornalista non iscritto all’Ordine, donna o uomo, sarebbe stato incaricato di seguire una partita di serie A? Adesso accade questo ed altro: si va allo stadio, si segue la cronaca nera oppure giudiziaria e si viene pagati a 4 euro a pezzo. Sono sotto  gli occhi di tutti trasmissioni che sembrano più show ricchi di ammiccamenti che resoconti sportivi.
Eppure, tutto continua, prosegue su una linea ormai fin troppo netta. La vicenda di Greta Beccaglia la ricorderemo perché impressa su un video, diventerà una sorta di memoria collettiva, ma quella di colleghe e colleghi che vengono pagati una miseria, che lavorano sette giorni su sette, che non vengono mai assunti, dopo anni e anni trascorsi come abusivi, nelle redazioni di giornali e delle televisioni private, quella memoria che fine farà? Ecco, non ci sono due pesi e due misure, entrambi sono fatti inaccettabili, raccapriccianti, offensivi e oltraggiosi. Danneggiano e intaccano una persona nel modo più bieco e pregiudicano il diritto di avere un lavoro giustamente retribuito. (giornalistitalia.it)

Chiara Roverotto

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