ROMA – “Se Farina resta, non c’è più l’Ordine dei giornalisti; o noi o lui”. Vittorio Roidi, ex segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, presieduto da Lorenzo Del Boca all’epoca della radiazione di Renato Farina, getta benzina sul fuoco che rischia di ridurre in cenere l’Odg.
“Ricordo benissimo quel voto, che fu dato all’unanimità, nonostante – sottolinea Roidi – sapessimo benissimo che la nostra decisione poteva essere invalidata perché Farina si era dimesso: nonostante questo, non ci furono dubbi”.
A Vittorio Roidi non va proprio giù la decisione del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia che, all’unanimità, ha riammesso l’ex “agente Betulla”.
“Il loro giudizio è insindacabile – incalza Roidi riferendosi ai consiglieri dell’Ordine lombardo –, dovevano valutare una cosa sola: se uno così, che ha negato i principi della professione e che lavorava per i servizi segreti, può stare o no nell’Ordine”.
Insomma, la riammissione nell’Ordine dei giornalisti di Renato Farina e la nomina di Giovanni Lucianelli (dimessosi dopo lo scoppio del caso che ha rischiato di indurre il Consiglio nazionale a bocciare la commissione d’esame nominata dall’esecutivo di Enzo Iacopino) ha innescato una vibrata protesta che non si placa, anzi è destinata ad allargarsi. Alle dimissioni dei consiglieri nazionali Carlo Bonini, Pietro Suber e Anna Bandettini sono, infatti, seguite quelle degli Ordini regionali: dalla Puglia al Lazio, dalla Liguria all’Emilia Romagna, alla Toscana.
Una protesta tutt’altro che silenziosa che fa addirittura gridare all’autosospensione generale dall’Ordine dei giornalisti.
L’ex segretario nazionale con presidente Del Boca ricorda il voto unanime del Cnog