Il presidente del Cnog alla Corte Costituzionale: “Una tagliola per la libertà di stampa”

Carcere ai giornalisti, Verna: “Va cancellato”

Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti

ROMA – Cancellare del tutto dal nostro ordinamento la previsione del carcere per i giornalisti nei casi di diffamazione «perchè il lavoro della stampa non può essere pregiudicato dal pericolo di una sanzione che ne impedisca il libero esercizio». E, solo in subordine, dichiarare incostituzionale la cumulabilità tra pena detentiva e pecuniaria, con il carcere da applicare solo in casi espressamente indicati ove ricorra la grave lesione di altri diritti fondamentali.
È la richiesta avanzata dall’Ordine dei giornalisti – attraverso il suo presidente Carlo Verna, che ha definito le attuali norme «una tagliola per la libertà di stampa» – alla Corte costituzionale nel corso dell’udienza pubblica sulla costituzionalità del carcere per i giornalisti di cui dubitano i tribunali di Bari e Salerno.
La questione è tornata alla Corte, scaduto inutilmente l’anno di tempo che i giudici costituzionali avevano dato al Parlamento per intervenire sulla materia, con un nuovo bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione della persona. E la decisione potrebbe arrivare oggi stesso o domani.
L’Avvocatura dello Stato si è invece dichiarata contraria all’accoglimento della questione di incostituzionalità, fondata dai giudici di Salerno e Bari sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che consente il carcere solo per condotte di eccezionale gravità, come i casi in cui la diffamazione implichi una istigazione alla violenza ovvero convogli messaggi d’odio.
Perché, secondo quanto spiegato dall’avvocato dello Stato Maurizio Greco c’è già la possibilità di dare delle norme in vigore “un’interpretazione costituzionalmente orientata”.
Sarebbe invece un errore «demolire un sistema che salvaguarda una posizione costituzionalmente garantita», cioè l’onore del singolo o l’offesa arrecata alle autorità pubbliche. La Corte europea dei diritti dell’uomo, ha spiegato, non esclude sanzioni penali «in presenza di situazioni eccezionali.E solo il giudice può valutare caso per caso se sussiste l’eccezionalità».
Oltretutto la Corte di Cassazione ha «già preso spunto» dall’ordinanza con cui un anno fa la Consulta sospese il suo giudizio sulla diffamazione, come ha fatto notare l’altro avvocato dello
Stato presente in udienza, Salvatore Faraci. E così ha «annullato una condanna a pena detentiva per diffamazione aggravata a mezzo Facebook, dando ai giudici di merito la possibilita di applicare la sanzione penale solo se il fatto sia di eccezionale gravità».

La Corte Costituzionale

La Corte costituzionale «ovviamente con la sua massima e suprema autonomia farà le valutazioni. Ma io sono ancora deluso – sono le parole del presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna – dal mandato che il Governo ha dato all’avvocatura dello Stato perché ancora lontano dalle esigenze del giornalismo e del cittadino ad essere informato anche nel solco dell’esigenza dichiarata dalla Consulta con ordinanza l’anno scorso».
«Se l’anno scorso potevo capire una posizione difensiva della norma, – ha spiegato Verna all’Adnkronos al termine dell’udienza pubblica – oggi di fronte all’ordinanza mi sarei aspettato un mandato all’avvocatura di Stato più ampio per garantire al giornalista la sua funzione sociale. Spero che dopo questa sentenza si formi un tavolo per discutere di tutte le esigenze del giornalismo».
«Se è vero che la libertà di stampa non può essere mai messa sotto chiave e che il ruolo della stampa è essenziale per la tutela dei diritti, le questioni di legittimità sollevate devono necessariamente essere accolte», ha affermato, invece, l’avvocato Giuseppe Vitiello, intervenuto assieme al presidente Verna, all’udienza pubblica dedicata al “nodo” del carcere ai giornalisti per diffamazione aggravata a mezzo stampa sulla cui legittimità la Corte è chiamata a pronunciarsi. L’Ordine dei giornalisti ha ribadito il suo «no alla tagliola della pena detentiva», sottolineando che questa «limita il diritto costituzionalmente riconosciuto dell’informazione a mezzo stampa».
In particolare, ha rilevato l’avvocato Vitiello – che ha ricordato come il «Parlamento sia stato inerte» di fronte a questo tema – l’eliminazione della sanzione detentiva, che non può essere, a suo parere, “cumulabile” con quella pecuniaria, va «circoscritta a chi è professionalmente impegnato nell’attività di stampa», perché «è necessario differenziare la posizione del singolo cittadino che scriva su blog o su internet» da quella del «professionista che ha una posizione diversa, può essere soggetto a sanzioni disciplinari, e va valutato diversamente».
Dunque, secondo il legale dell’Ordine dei giornalisti, serve “l’ablazione” della sanzione detentiva, seppure ritenendo, in via subordinata, possibile «formulare ipotesi con contorni precisi che tengano conto del tipo di diritto che viene leso» sulla linea in quanto tracciato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo relativamente ai “casi di eccezionale gravità”. (giornalistitalia.it)

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