MOSCA (Russia) – Davanti alla porta di casa un tappeto di fiori rossi, rossi come la passione che Anna metteva da sempre nel suo lavoro, rossi come il sangue che per quella dedizione ha versato: è l’omaggio che sin da ieri sera decine e decine di colleghi hanno tributato ad Anna Politkovskaja, la giornalista di opposizione uccisa a Mosca in quello che tutti considerano un delitto a sfondo politico, legato alle tante inchieste della coraggiosa cronista sugli orrori della guerra cecena.
Anche altri cittadini – erano circa 3.000 nella capitale – si sono riuniti oggi spontaneamente per tributare la loro stima a una voce indipendente quanto scomoda per il potere.
Le istituzioni si dimostrano ambivalenti: da un lato il procuratore generale russo Iuri Ciaika ha voluto sottolineare il massimo impegno degli organi inquirenti avocando a sè l’inchiesta; dall’altro, il silenzio del Cremino e del governo a 24 ore dalla tragedia stride con la richiesta di verità che si alza nel resto del paese. Scettico sui risultati del lavoro investigativo ufficiale è il segretario dell’Ordine dei giornalisti russi Igor Iakovenko.
“Faremo una nostra indagine”, ha detto alla radio Eco di Mosca, “non c’è nessuna speranza che l’inchiesta delle forze dell’ordine porti a dei risultati, come dimostrano casi precedenti”. A suo avviso comunque, l’uccisione di Anna “è legata direttamente al suo lavoro sulla situazione in Cecenia”.
Poca fiducia negli organi inquirenti manifestano anche gli azionisti di “Novaia Gazeta”, il bisettimanale per il quale Politkovskaja lavorava, tra i quali l’ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov: hanno stanziato, ha annunciato a nome di tutti Aleksander Lebedev, che è anche deputato alla Duma, una taglia di 25 milioni di rubli (quasi un milione di dollari) per chiunque fornirà informazioni attendibili su esecutori e mandanti. Sulla piccola repubblica del Caucaso russo, e sul suo uomo forte Ramsan Kadirov, che gode della benedizione del Cremlino, converge lo sguardo di tutti, a partire dalla redazione di “Novaia Gazeta”.
“Oggi non sappiamo chi e perchè l’abbia uccisa, ma possiamo avanzare due ipotesi: la prima, – si legge nel sito del periodico, interamente dedicato alla giornalista assassinata – è quella di una vendetta di Kadirov per quello che lei aveva scritto e continuava a scrivere su di lui; la seconda, l’azione di qualcuno che ha cercato di addossare la colpa al premier ceceno per impedirgli di arrivare alla presidenza della Cecenia”.
A differenza del suo mentore Putin, Kadirov ha commentato il delitto, dicendosene “sconvolto” ma sottolineando le sue divergenze di vedute con la vittima: “Nonostante il suo materiale non fosse sempre obiettivo, mi sento addolorato dalla sua morte”.
Lacrime di coccodrillo? Qualcuno lo pensa. L’ultimo articolo al quale Politkovskaja stava lavorando trattava della pratica della tortura in Cecenia, ha rivelato all’emittente privata Ntv Vitali Iaroshevski, collega di Anna: “Lo aspettavamo per l’edizione di domani, forse lo aveva già scritto”.
Era corredato da “fotografie molto importanti a riprova del contenuto”, ha aggiunto: quel materiale potrebbe essere ora nelle mani degli inquirenti, che hanno anche fatto sequestrare il computer della giornalista. Ma alle domande si oppone uno stretto riserbo istruttorio.
La Federazione internazionale per i diritti umani, che chiede anch’essa una indagine indipendente, ritiene che l’ultimo articolo di Politkovskaia “coinvolgeva direttamente Ramsan Kadirov” in quelle vicende di abusi.
Ma il premier della piccola repubblica caucasica, che basa il suo potere su una corte di feroci pretoriani, respinge sdegnato la “pista cecena”: “Fare supposizioni senza avere basi e prove vuol dire alimentare voci e pettegolezzi, e questo non rende onore nè alla stampa, nè ai politici”, afferma. Martedì, in una cerimonia laica, Mosca darà l’estremo saluto a una dei pionieri della libertà d’informazione in Russia: con la speranza e la volontà di non fare di quell’addio un funerale alla stessa libertà di stampa. (Ansa)
Il segretario dell’Ordine dei giornalisti russi: “Faremo una nostra indagine”