BRUXELLES (Belgio) – Si chiama “Balkan Free Media Initiative”, la nuova piattaforma finalizzata a monitorare e portare all’attenzione del mondo la libertà dei media nei Balcani, «comprese minacce di attacchi fisici contro giornalisti, abusi dei sistemi legali e pratiche anticoncorrenziali».
La Bfmi, con sede a Bruxelles, potrà contare su un comitato consultivo internazionale composto da figure di spicco del giornalismo, del mondo accademico, del diritto e della diplomazia internazionale.
A guidarla è Antoinette Nikolova, una delle giornaliste più note in Bulgaria, che potrà contrare su altri sette rappresentanti del comitato consultivo internazionale, tutti con una vasta esperienza nella regione balcanica. Fra loro l’ex direttore del servizio internazionale dell’emittente televisiva britannica “Bbc”, Peter Horrocks, il diplomatico statunitense ed ex ambasciatore degli Stati Uniti in Bulgaria, James Pardew, e il famoso giornalista investigativo britannico John Sweeney. A loro si uniscono Olga Kavran e Sonia Kanikova, che hanno entrambe lavorato per il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il tribunale delle Nazioni Unite che si è occupato dei crimini di guerra commessi durante i conflitti balcanici negli anni Novanta.
Gli altri membri del consiglio sono il giornalista francese e fondatore del movimento della società civile, “EuropaNow!”, Eric Jozsef, e Andrea Bonanni, giornalista e commentatore italiano su temi legati all’Unione europea.
«La libertà dei media – denuncia Balkan Free Media Initiative – non è mai stata così minacciata come lo è oggi nelle “nuove democrazie” del “Vecchio continente”: l’indice della libertà di stampa mondiale di Reporter senza frontiere recentemente pubblicato pone la Bulgaria, membro dell’Ue, al 112° posto su 180 Paesi, mentre la Serbia è al 93°, la Macedonia del Nord al 90°.
«Le testate giornalistiche internazionali – sottolinea Antoinette Nikolova – prestano attenzione all’Europa sudorientale solo quando ci sono eventi drammatici da segnalare. Sfortunatamente, quando la copertura mediatica si attenua, i giornalisti locali, gli intellettuali e gli attivisti rimangono oggetto di vessazioni da parte delle autorità e vengono tagliati fuori dal pubblico internazionale: ho l’esperienza di lavorare per emittenti televisive nazionali in Bulgaria e due volte il mio contratto è stato risolto a causa di rapporti “scomodi”». (giornalistitalia.it)