40 sì e 20 no al Consuntivo. Dal 2019 persi 1720 posti di lavoro nonostante il blocco Covid

Bilancio Inpgi a -242 milioni, Governo batti un colpo

ROMA – Con 40 voti favorevoli e 20 contrari il Consiglio Generale dell’Inpgi ha approvato il Bilancio consuntivo 2020 della Gestione Principale che si chiude con una perdita di esercizio pari a 242milioni 165mila 971 euro, in peggioramento di 70milioni 805mila 218 euro rispetto al 2019 (-171,4 milioni di euro).
I numeri del Consuntivo 2020, seppur negativi, sono in lieve miglioramento rispetto a quelli dell’assestamento approvato pochi mesi fa (-253,4 milioni), così come il risultato della gestione previdenziale (-188,4 milioni anziché -197,1 milioni). Sul risultato dell’avanzo di gestione generale hanno inciso negativamente le svalutazioni e le rettifiche di valore (22,4 milioni anziché 16,1 milioni) e le imposte d’esercizio (26,2 milioni anziché 26,1 milioni).

Marina Macelloni e Mimma Iorio, presidente e direttore dell’Inpgi (foto Giornalisti Italia)

Il totale dei contributi accertati nel 2020 ammonta complessivamente a 375,950 milioni di euro, in flessione del 6,92% rispetto al 2019, di cui 328,075 per IVS corrente (-2,76% rispetto al consuntivo precedente).
 La massa retributiva imponibile di competenza denunciata dalle aziende è, invece, passata da 990,6 milioni del 2019 a 964,7 milioni, con una diminuzione di 25,9 milioni (-2,61%).
In buona sostanza, nel breve termine l’Inpgi è in grado di fare fronte ai propri impegni istituzionali con la gestione delle risorse a disposizione, mentre nel medio termine si sta accrescendo l’incertezza sulla continuità aziendale se non verranno assunte dagli organi dell’Istituto adeguate decisioni per il riequilibrio economico e finanziario.
Lo squilibrio 2020 determina un deterioramento della riserva legale IVS che rimane al di sopra dell’importo delle 5 annualità di pensione come previsto dalla normativa, ma con una ulteriore erosione di tale margine – processo questo che è in atto dal 2016 – e una riduzione dell’indice di copertura delle pensioni correnti che passa da 2,58 del 2019 a 2,09 del 2020.
Questa situazione – da tempo segnalata dal Collegio Sindacale dell’Inpgi – è dovuta alla mutazione del mercato del lavoro che caratterizza il settore del giornalismo e dell’editoria e che vede il calo di occupazione, particolarmente quella dipendente, l’utilizzo massivo di ammortizzatori sociali e prepensionamenti, una forte trasformazione tecnologica rispetto alla quale non si riescono a sviluppare nuove e durature forme di occupazione, un costo del lavoro che permane elevato.
A fronte di queste evoluzioni, l’Inpgi ha dovuto sopportare un costante sbilancio della gestione previdenziale ed assistenziale, caratterizzata dalla flessione dei contributi e dall’aumento delle prestazioni. La crisi pandemica del 2020 ha accentuato in maniera considerevole questi andamenti oltre a determinare scelte di sostegno e di assistenza che – pure se corrette nel quadro sociale ed economico del Paese – hanno accresciuto lo squilibrio strutturale dell’Istituto.
Va ricordato che il Governo ha chiesto all’Inpgi (legge 178/2020) di intervenire entro il 30 giugno 2021 con “misure di riforma del proprio regime previdenziale volte al riequilibrio finanziario della gestione sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria”. Misure che la maggioranza del Consiglio di amministrazione (con il voto contrario delle opposizioni che le hanno giudicate insufficienti, inique e, soprattutto, penalizzanti delle fasce meno protette) ha quantificato in circa 20 milioni di euro all’anno.

Mario Draghi

Delibera di intenti la cui attuazione, però, è stata collegata ad un negoziato con il Governo per adottare misure a carattere strutturale e di impatto maggiore, prima fra tutte l’anticipazione dell’allargamento della platea degli assicurati, misura questa che comporterebbe un miglioramento strutturale della situazione economico-finanziaria e della sostenibilità nel medio termine. Scelta, questa, contestata dalle opposizioni, che hanno sempre sostenuto che si sarebbe dovuto procedere alla riduzione delle spese indipendentemente dall’intervento del Governo finalizzato a scongiurare il commissariamento dell’ente.
Come osservato dal Collegio sindacale, occorrono, infatti, «misure di carattere strutturale e di medio-lungo periodo, così come evidenzia il bilancio tecnico attuariale», ma «le scelte degli organi dell’Istituto devono tenere conto del fatto che il deterioramento delle condizioni economiche e finanziarie necessita di azioni immediate, in coerenza con quanto prescritto dal dettato normativo in vigore».
Il Collegio Sindacale hai inoltre, ricordato che «l’Inpgi – ente privatizzato come Fondazione in base al decreto legislativo 509/1994 – amministra, sulla base delle vigenti leggi 1564 del 1951 e 1122 del 1955, nonché dell’art.76, punto 4 della legge 388/2000 e dell’art.1 comma 763 della legge 296/2006, una forma sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria al pari del regime previdenziale Inps, con la differenza che ciò avviene in un regime di diritto privato. E, quindi, esso assolve ad una funzione sostitutiva del soggetto pubblico, assumendosi gli oneri del pagamento delle prestazioni pensionistiche e degli ammortizzatori sociali. Esso adempie, al pari di Inps, ad una funzione solidaristica evitando che questi costi siano sopportati dal bilancio dello Stato. Un’attenta valutazione delle iniziative per riequilibrare il disavanzo strutturale dell’istituto non può non tenere conto anche di questa caratteristica.
Si ricorda peraltro che sulla base della legge 178/2020, il Governo ha posto a carico dello Stato le spese per ammortizzatori sociali e incentivi all’occupazione al fine di diminuirne il carico sull’Ente a partire dal 2021. E nello stesso tempo, sulla base dell’art.18 ter della legge 2/2009 e art. 41 bis della legge 14/2009, sta rimborsando all’Istituto somme per un massimo di 20 milioni di euro annui a titolo di fiscalizzazione degli oneri sociali sui prepensionamenti dei giornalisti».
Il Bilancio 2020 evidenzia anche che le annualità coperte dalla Riserva IVS, rispetto alle pensioni correnti quantificate in 545,624 milioni di euro, sono pari a 2,097 annualità contro le 2,587 dell’esercizio precedente.
Il rapporto prestazioni/contributi continua a peggiorare in relazione ad una dinamica delle prestazioni sempre più pronunciata rispetto alla capacità di sostenimento delle entrate contributive determinata dalla grave crisi strutturale del settore.

La sede Inpgi in via Nizza 35 a Roma

Anche l’indice IVS corrente, determinato dal rapporto pensioni IVS (545.624 migliaia di euro) e contributi IVS correnti, obbligatori e da riscatti e ricongiunzioni (340.606 migliaia), si mantiene negativo e passa dal 148,73% del 2019 al 160,19% dell’anno corrente.
L’aumento dei costi previdenziali per 6,378 milioni di euro pari a +1,14% è da attribuire essenzialmente all’accresciuto onere delle pensioni IVS, risultato pari a 545,624 milioni di euro (+ 9,680 milioni di euro), parzialmente contenuto dalla riduzione degli indennizzi risultati pari a 12,475 milioni di euro (-4,753 milioni di euro).
Riguardo ai prepensionamenti di cui alla Legge 416/81, alla data di chiusura del bilancio sono stati liquidati 1.145 prepensionamenti, di cui 24 nell’esercizio in esame. L’onere complessivo anticipato dall’Inpgi è stato pari a 23,396 milioni di euro. Trattandosi di un onere posto a carico della fiscalità generale il relativo costo è interamente coperto dallo Stato ai sensi di legge.
Nell’esercizio 2020 il contributo di solidarietà di durata triennale (marzo 2017–febbraio2020) prelevato dai trattamenti pensionistici superiori a 38 mila euro, di cui alla riforma previdenziale Inpgi, è stato pari a 981 mila euro.
La Gestione Patrimoniale chiude con un risultato positivo di 6,599 milioni di euro, in diminuzione per 39,587 milioni di euro rispetto all’anno precedente per effetto della riduzione degli utili del portafoglio mobiliare.
Tra i proventi va rilevato che quelli riferiti alla gestione immobiliare presentano un saldo di 178 migliaia di euro in diminuzione per la mancata realizzazione di plusvalenze rilevatesi invece nel 2019 a seguito degli apporti operati. All’interno della categoria risulta la somma di 66 migliaia di euro per affitti emessi nel corso dell’anno relativamente all’immobile di proprietà.
I proventi su finanziamenti presentano un saldo di 1,930 milioni di euro, in flessione per 383 mila euro a causa soprattutto della riduzione dei ricavi per interessi sulle concessioni dei mutui ipotecari e dei prestiti. Tra i ricavi della categoria risulta anche l’importo di 457 mila euro riferito agli interessi attivi maturati sulla concessione del finanziamento al Fondo Integrativo Contrattuale Ex-Fissa gestione Fieg.
I proventi finanziari della gestione mobiliare presentano un saldo di 6,325 milioni di euro e sono una delle voci di maggiore differenza rispetto al 2019. La diminuzione di 40,626 milioni di euro è dovuta al fatto che nel 2019 si sono rilevati maggiori utili per le operazioni straordinarie di apporto alla costituita Sicav, evento che non si realizza nel 2020. Nell’esercizio in esame, inoltre, non si è proceduto ad operazioni di vendita con realizzo di utili.
Gli oneri della gestione patrimoniale presentano un saldo di 1,837 milioni di euro in diminuzione di 2,735 milioni di euro rispetto all’anno 2019. Più nel dettaglio quelli riferiti alla gestione immobiliare risultano pari a 216 mila euro, in diminuzione di 360 mila euro per la generale contrazione di tutte le voci della categoria.
Gli oneri finanziari, riferiti al portafoglio mobiliare risultano pari a 1,621 milioni di euro, in diminuzione di 2,375 milioni di euro rispetto al 2019 per effetto sia delle minori spese e commissioni sul portafoglio titoli, a seguito della razionalizzazione del portafoglio gestito, sia per la riduzione degli oneri tributari conseguentemente ai minori utili realizzati nell’esercizio in esame.
La spesa complessiva sostenuta nel 2020 per i costi di struttura è pari a 23,7 milioni di euro, in diminuzione di 0,5 milioni (-2,31%) rispetto all’anno precedente.
 Relativamente a tali costi la spesa complessiva sostenuta per il Personale (188 unità al 31 dicembre 2020 contro le 195 del 2019) è stata pari a 16,8 milioni di euro, di poco sopra (+0,27%) rispetto all’anno precedente.
Il risultato economico d’esercizio presenta, dunque, un disavanzo di gestione pari a 242.166 migliaia di euro, in deciso peggioramento rispetto al 2019 e sarà coperto, come detto, tramite l’utilizzo della Riserva IVS, oggi pari a 1.386.259 migliaia di euro.
Da segnalare, infine, che nel 2020 l’Istituto ha perso altri 855 rapporti di lavoro attivi che si aggiungono agli 865 persi nel 2019. Numeri frenati dal blocco dei licenziamenti e dall’utilizzo di strumenti come la Cigs in deroga con causale Covid, strumenti – ha evidenziato Marina Macelloni, presidente dell’Inpgi – destinati ad esaurirsi nei prossimi mesi. Così come sappiamo che moltissime aziende stanno annunciando la volontà di ricorrere in maniera massiccia ai prepensionamenti, causando un ulteriore danno irreparabile alle casse dell’Istituto».
Unanime l’appello al Governo che non può ignorare che, negli ultimi dieci anni, l’Inpgi ha pagato di tasca propria oltre 500 milioni di ammortizzatori sociali e che vede il proprio lavoro continuamente svilito e le prospettive di futuro sempre più incerte.
«Secondo le previsioni attuariali – ha, infatti, ammonito la Corte dei Conti, nella relazione del 12 gennaio 2021 – l’equilibrio di gestione sarebbe conseguibile solo attraverso un idoneo numero di nuovi ingressi, che, ad oggi, non si stanno concretizzando in quanto legati alle dinamiche del mercato del lavoro nel settore editoriale che non è ancora uscito dalla situazione di crisi e profondo mutamento che lo ha investito».
Altro dato importante che emerge dal bilancio è relativo alla contrazione dei ricavi: deriva dalla diminuzione del valore medio dei rapporti di lavoro in essere da gennaio a dicembre che risulta pari a 14.829 unità, con una diminuzione di 624 unità rispetto all’anno 2019, con conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà, Cigs, esodi incentivati, prepensionamenti). I lavoratori attivi a dicembre sono pari nel 2020 a 14.719 registrando rispetto al 2019 una diminuzione di 616 unità (-4,02%).
Per quanto riguarda, invece, i ricavi riferiti agli accertamenti dei contributi degli anni precedenti, questi ammontano a 6,5 milioni di euro in diminuzione di 6,1 milioni, di cui 1,2 derivanti da attività ispettiva e 5,3 milioni di euro da quanto recuperato in via amministrativa dal Servizio Entrate Contributive. L’azione di recupero dell’Ente, peraltro, è sempre più orientata a sondare ambiti e settori di informazione anche diversi da quello dell’editoria intesa in senso tradizionale, per conseguire l’obiettivo di far emergere fenomeni sconosciuti all’Istituto e, soprattutto, di monitorare come evolve e si manifesta la professione.
Il dato delle uscite previdenziali evidenzia che la spesa per i trattamenti pensionistici per IVS ammonta nel 2020 a 545,6 milioni di euro, con un incremento rispetto al 2019 del 1,81%, pari a 9,7 milioni di euro.
La ripartizione dei trattamenti pensionistici relativa alla spesa sostenuta nel corso del 2020 ha riguardato 7289 trattamenti di pensioni dirette (7.283 nel 2019) e 2.655 trattamenti erogati ai superstiti (2.593 nel 2019) per un totale di 9.944 trattamenti ( 9.876 nel 2019).
Il rapporto tra gli iscritti attivi ed i pensionati nel 2020 continua a scendere, passando dall’1,59 del 2019 all’1,53 del 2020, mentre il rapporto tra uscite per pensioni Ivs ed entrate per contributi Ivs correnti passa dal 158,85% del 2019 al 166,31% del 2020.
Anche per l’esercizio in esame, il perdurare della crisi editoriale in atto ha determinato il ricorso agli strumenti di ammortizzazione sociale, con un costo complessivo che – nonostante il risparmio derivante dalla diminuzione di tutti gli indennizzi – è stato comunque pari a 9,7 milioni di euro (rispetto ai 13,6 milioni dell’esercizio precedente).
Questa, nel dettaglio, la spesa sostenuta dall’Ente per gli ammortizzatori sociali: per la disoccupazione 5,5 milioni di euro con una diminuzione del 29,67%;
 per la solidarietà 3,4 milioni di euro con una diminuzione del 14,73%;
 per la cassa integrazione 0,7 milioni con una diminuzione del 57,04%; per la mobilità 15 mila euro con una diminuzione 23,40%.
La gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso continua a registrare, quindi, anche nel 2020, un risultato negativo pari a 188,4 milioni di euro, rispetto ai 154,1 milioni del 2019.
Per quanto riguarda la gestione patrimoniale nel suo complesso, l’avanzo registrato è pari a 6,6 milioni di euro, in diminuzione di 39,6 milioni (pari al 85,71%). Analizzando nel dettaglio i risultati della gestione del patrimonio 2020 dell’Ente troviamo: 0,06 milioni di utili derivanti da canoni di locazione, 0,7 milioni di interessi su mutui (non più erogati dal 2015), 1,2 milioni di interessi sui prestiti (le cui erogazioni sono state sospese a partire dall’anno 2020) ed infine 6 milioni da utili del portafoglio mobiliare. (giornalistitalia.it)

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