La Federazione Europea Editori: “Calo generale tra il 2 e il 5%, +2,4% nel mercato italiano”

Libri: vendite in calo in Europa, in crescita in Italia

ROMA – Il 2020 si è chiuso per l’editoria europea con un calo del fatturato stimabile tra il 2 e il 5%. Lo dicono i dati della Federazione Europea degli Editori (Fep).
Il nuovo rapporto sugli effetti della pandemia sul mercato europeo del libro mostra le differenze da Paese a Paese, ma indica anche come sia stato essenziale per tutti il sostegno pubblico e l’aver dichiarato il libro “bene essenziale”. È il caso dell’Italia, che ha registrato una crescita a fine anno del 2,4% nel settore trade, la migliore tra i grandi Paesi.
«Il lato positivo è che i cittadini europei hanno letto più libri durante questi ultimi mesi e spero sinceramente che questo durerà nel tempo. Meno ottimistica è la situazione di molti editori europei che sono stati colpiti da mesi di lockdown oltre alla cancellazione di fiere del libro e festival letterari. Se posso rallegrarmi del fatto che diversi Paesi se la sono cavata meglio del previsto, devo riconoscere che questa è la combinazione di un mercato dinamico e del sostegno dello Stato attraverso sgravi finanziari e supporti diretti. Invito tutti i governi d’Europa a fare in modo che un settore editoriale culturalmente diversificato superi insieme la crisi. Essi possono essere strumentali nel fornire finanziamenti dove necessario e promuovendo le politiche più adatte, compreso il dichiarare i libri “prodotti essenziali”», dice il presidente della Fep, Peter Kraus vom Cleff.
Il rapporto, che arriva dopo quello pubblicato nel luglio 2020, si basa su una sintesi delle tendenze nazionali che sono state condivise con la Fep dai suoi 29 membri (associazioni nazionali di editori di libri, riviste scientifiche e contenuti educativi, in tutti i formati).
«Leggendo questo rapporto, non posso che congratularmi con le autorità italiane per aver prestato così tanta attenzione ai libri in questo periodo terribile. Con tutto il sostegno che hanno dato a tutta la catena, hanno permesso a tutti noi di superare quest’ultimo anno, permettendo a un maggior numero di libri di raggiungere i cittadini italiani. Sono felice che siamo stati in grado di ispirare i nostri colleghi e i loro governi in questo senso. Mi unisco al collega Peter per lanciare un appello a tutti i governi europei affinché prestino la massima attenzione nei prossimi mesi, facendo in modo che nessuno rimanga indietro», sottolinea il vicepresidente della Fep e presidente dell’Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi.
Ottime le performance, come mostrano i dati pubblicati sul Giornale della Libreria – la testata professionale quadrimestrale dell’Aie che è anche un sito di notizie e approfondimenti per il mondo del libro (www.giornaledellalibreria.it) – dei Paesi nord-europei: la Norvegia cresce del 10% (trade più educativo), la Svezia dell’8,7%, la Finlandia del 12%. Dietro questi risultati il boom del digitale: in Norvegia i paperback sono calati del 10% in volume mentre l’audiolibro cresceva del 14% (ma più 26% le iscrizioni alle piattaforme) e l’ebook del 14%. In Svezia il digitale è cresciuto del 22,7% (25% le piattaforme) superando in assoluto (ebook più audiolibri) le vendite dei libri a stampa.
In Finlandia i libri a stampa sono cresciuti del 2%, il digitale del 37%. Al contrario, sono andati molto male i Paesi dove il digitale era molto debole e il ruolo degli store online marginale: Portogallo -17% (pesa molto anche la lunga chiusura delle librerie), Grecia tra il -20% e il -30%, -20% anche Ungheria e Slovenia. Nel mezzo i grandi Paesi come Francia (tra il -2,7% e il -4,5%), Germania (-2,3%), Spagna (-1%).
L’altro grande trend che cambia il mercato è la crescita delle vendite online che in Svezia e Olanda pesano oramai per metà o più del fatturato totale, il 43% in Italia, tra il 55% e il 60% in Polonia. (ansa)

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