TRIESTE – «Una mano ignota e immonda ha consegnato gli atti del fascicolo della Procura sul sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio ad alcuni giornalisti senza molti scrupoli. Siamo pietrificati e attoniti a vedere cannibalizzato Giulio a scapito non solo dei sentimenti di tutti quelli che gli vogliono bene e che si trovano ad assistere ad uno stillicidio di particolari osceni, ma della stessa giustizia che andiamo faticosamente cercando senza sosta da 5 anni».
È durissima la presa di posizione della famiglia Regeni, firmata assieme all’avv. Alessandra Ballerini, nei confronti del Tg3 Rai che ha mostrato “in esclusiva” alcune fotografie scattate al Cairo in occasione dell’ultimo compleanno di Giulio, il ricercatore dell’Università di Cambridge e collaboratore dell’agenzia di stampa “Nena” e del quotidiano “il manifesto” rapito il 25 gennaio 2016, torturato e ucciso in Egitto.
Secondo la ricostruzione del Tg3, dalle foto emergerebbe che il maglione indossato da Giulio, ritratto sorridente davanti alla torta, sarebbe quello della sera della scomparsa. Accanto a lui Wahby, studentessa sospettata di averlo venduto ai servizi segreti, e Rami, agente di viaggio mai visto finora in volto, che parla spesso al cellulare con Magdi Sharif, – sempre secondo la ricostruzione del Tg3 – presunto autore materiale dell’omicidio.
La Famiglia Regeni e l’avv. Balerini denunciano che «vedere apparire in televisione le immagini di Giulio che avevamo consegnato alla Procura nel consueto spirito di collaborazione e le carte processuali che dovevano restare riservate, non solo ci indigna ma ci preoccupa».
«Il nostro primo pensiero va agli amici di Giulio: immaginiamo perfettamente il loro sgomento, che è il nostro: questa fuga di notizie ci allontana dalla verità e ci sprofonda nello sconforto. Cercheremo ancora una volta di capire, di trovare i responsabili e di avere giustizia. Non credevamo di doverci difendere anche da tutto questo. Chiediamo a chiunque abbia a cuore Giulio, la giustizia e l’umanità di astenersi dal pubblicare e diffondere ulteriormente questi atti». (giornalistitalia.it)