Gratteri: “Solidarietà a prescindere agli indagati, servono giornalisti che raccontino”

La ’ndrangheta e “quel ceto medio che preoccupa”

Nicola Gratteri (Foto Marco Costantino/Giornalisti Italia)

REGGIO CALABRIA – «In questi ultimi anni abbiamo toccato centri di potere che, una volta, non si pensava di toccare nemmeno nel subconscio. La gente comune lo apprezza. La cosa che sto notando, però, è che c’è un ceto sociale medio che dovrebbe sulla carta capire quello che stiamo facendo e che, invece, esprime la solidarietà a persone che per noi hanno commesso reati anche gravi. Questo mi preoccupa e mi rattrista».
È il messaggio lanciato dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante l’incontro pubblico online organizzato dal presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra.

Michele Albanese

Nel corso del webinar su “Mafia e antimafia” su Facebook, moderato dal giornalista Michele Albanese, il magistrato ha voluto subito chiarire le polemiche degli ultimi giorni legate ad alcune dichiarazioni rilasciate in un’intervista al Corriere della Sera dopo l’operazione “Basso profilo”.
«Sostanzialmente – ha detto Gratteri – noi abbiamo le carte a posto. Io sono convinto che tutto quello che è stato fatto, è stato fatto con il codice in mano. Ho grande fiducia nei giudici e ho rapporti sereni con la quasi totalità dei giudici. Soprattutto con il presidente della Corte d’appello, un grande magistrato che è stato molto vicino in questi anni alla Procura di Catanzaro».
«Non so quanto rimarrò in Calabria, – ha aggiunto il magistrato – però io dico che ancora faremo tante cose importanti. Sul piano della tecnica di indagine o della strategia ho le idee molto chiare. Man mano che, però, alziamo il livello, vediamo sempre più gente che dà la solidarietà a prescindere agli indagati senza aver letto un rigo di quello che abbiamo fatto. Ecco perché noi abbiamo bisogno di giornalisti che facciano un’esatta narrazione dei fatti e che vadano a fondo».

Nicola Morra

Durante il webinar si è discusso anche di come contrastare la ’ndrangheta fuori dai confini italiani. «Se in Europa non c’è un sistema giudiziario omologo – ha detto Gratteri – io ho poco da fare. Sì, ci sono Europol, Interpol e Eurojust. Certo, però spesso questi organismi, come Interpol o Europol, sono più delle sigle. Le agenzie non sono quello di cui abbiamo bisogno. Piuttosto servirebbe che la Guardia di finanza di Catanzaro potesse fare tranquillamente indagini a Francoforte. Io penso a questo sistema e non alle rogatorie».
«La Procura europea – ha ribadito Gratteri – è una bella idea. Ma se il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso non esiste nei paesi europei, il procuratore non mi può autorizzare un’indagine sulla mafia. L’Europa deve avere più coraggio. Bisogna osare e partire dal sistema giudiziario italiano per omologare i codici. Altrimenti stiamo fermi. Oggi l’Italia è molto debole sul piano internazionale. Non siamo in grado di dettare l’agenda dell’Europa nemmeno dove siamo più bravi degli altri». (ansa)

 

Un commento

  1. Quella di Gratteri si chiama antimafia globale. Ottima impostazione di combattimento.

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