BOLOGNA – La Corte d’appello di Bologna ha condannato a 14 anni e sei mesi Gianluigi Sarcone, personaggio di rilievo nell’organizzazione ’ndranghetistica emiliana al centro del processo “Aemilia”.
La sentenza, che riduce la pena all’imputato, unifica con il calcolo della continuazione dei reati la parte processata in primo grado col rito ordinario (definita a Reggio Emilia con tre anni e sei mesi per tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso ai danni di un giornalista di Telereggio) e abbreviato (16 anni e quattro mesi) per associazione mafiosa. Il sostituto pg Lucia Musti aveva chiesto la pena finale di 18 anni.
La posizione di Sarcone era stata stralciata dal filone principale dell’appello, chiuso a dicembre con 91 condanne per oltre 700 anni di carcere, dopo la ricusazione del collegio giudicante da parte dell’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Vezzadini. Gianluigi è il fratello di Nicolino Sarcone, già condannato in via definitiva e considerato il capo della cosca emiliana sgominata nel 2015.
In una lettera inviata alla Corte l’imputato oggi si è dichiarato colpevole dell’accusa di aver fatto parte dell’associazione, dal 2004 al 2015, chiedendo scusa e dicendo di volersi dissociare dal gruppo. Ha anche detto che non intende ricorrere in Cassazione, ma ha negato di essere stato un organizzatore dell’associazione, dal 2015 al 2018, durante la detenzione. Non gli sono state concesse le attenuanti generiche. (ansa)
“Continuazione dei reati” con la pena inflitta per i reati ai danni di un giornalista