ROMA – Leggere Paolo Guzzanti è sempre un piacere. Ma stavolta il piacere è di quelli che ti fanno ridere a crepapelle di fronte ad una verve che non arretra di un passo e, subito dopo, ti inchiodano a pensare per quella stilettata che ti senti cucita addosso. Con la precisione del su misura.
Insomma, nel suo primo romanzo d’invenzione, “L’ultimo amore non si scorda mai” (Giunti editore, collana Terzo tempo ideata e diretta da Lidia Ravera, 252 pagine, 13 euro; da acquistare in libreria oppure on line), Paolo Guzzanti dà, ancora una volta, prova che le lettere gli appartengono. La scrittura gli è congeniale.
Le parole danno corpo ai suoi pensieri, taglienti e ironiche e puntuali. Con una velocità che ti fa faticare a stargli appresso. Lui che, «è nato mentre scoppiava la guerra – recita la sua biografia acuta e concisa – e dunque fa parte del mondo che va in scadenza». Lui che «voleva fare l’attore e lo psichiatra ma per motivi di tempo ha fatto il giornalista raccontando l’Italia e il mondo dal 1962 sul Punto, l’Avanti!, la Repubblica (tra i fondatori), Panorama, La Stampa, il Giornale, il Riformista, Cronache delle Calabrie e il Quotidiano del Sud».
Lui che «ha scritto molti libri di politica e giornalismo, una storia della sua storia in “Senza più sognare il padre”, per Aliberti, pamphlet odiosi come “Abbasso la dieta mediterranea”, il romanzo famigliare “I giorni contati”, per Baldini&Castoldi, “Mignottocrazia” e migliaia di articoli specialmente sugli Stati Uniti». Lui che «ha sei figli, ognuno dei quali è il suo preferito. E un nipote che si chiama Elio»».
Ora, il suo primo romanzo d’invenzione. Che è uno spasso sin dalle prime righe, buon viatico per le pagine che gli vanno appresso e che si fanno leggere con la curiosità contagiosa che si auspica ogni scrittore. E allora ti lasci prendere la mano e inizi a voler sapere dove intenda portarti il protagonista che Guzzanti sostiene sia uscito di sana pianta dalla sua fantasia.
Tello Marchioni, «il guru della psiche, il divo della comunicazione e analista delle malattie d’amore e psicosomatiche», «il coach dei traditi, delle tradite, delle adolescenti anoressiche, delle depresse per il declino della menopausa e degli uomini, inferociti tutti in blocco per l’altro umiliante declino». Che, in quella che dovrebbe essere la sua ultima conferenza, avendo «superato i settantacinque», si blocca all’arrivo di una sconosciuta in sala. «Per la prima volta nella sua lunga leadership da microfono, sentì la paralisi». Prima reazione, «dividere il tempo in nano secondi, alla maniera degli antichi greci», immobilizzarsi e «capire perché sono andati in blocco tutti gli strumenti».
Il resto, a cominciare dalla via d’uscita, va scoperto e gustato. Pagina dopo pagina di un libro che sa fare buona compagnia e ci mantiene agili e reattivi in un tempo sospeso, pieno di inevitabili clausure. (giornalistitalia.it)