Il cambio della guardia è già cominciato. Maggie Haberman scriverà un libro su Trump

New York Times, pronta la squadra per Biden

Maggie Haberman

NEW YORK (Usa) – Donald Trump ancora non molla, ma al New York Times il cambio della guardia è già cominciato. Maggie Haberman, star premio Pulitzer del quotidiano che per oltre quattro anni ha seguito la parabola politica del presidente, sta per cedere il passo alla nuova squadra che coprirà il suo successore Joe Biden.
La Haberman, 47 anni e tre figli, è stata per l’ultimo quadriennio «l’incarnazione umana di una nazione monopolizzata, nel bene o nel male, dal presidente», ha scritto di lei il collega e esperto di media Ben Smith descrivendola come una «mosca sul muro» che «abita nella testa di Trump senza pagare l’affitto».

Maggie Haberman e Donald Trump

Oltre un milione e mezzo di seguaci su Twitter, da cui a un certo punto si è sconnessa perché era diventata troppo dipendente, per quattro anni Maggie ha costantemente ritratto in Trump un uomo più intelligente e meno competente di come lo hanno giudicato i suoi nemici. Una volta uscito di scena il soggetto del suo lavoro, la Haberman non resterà con le mani in mano: oltre a aiutare la nuova squadra nella copertura della nuova amministrazione e di quel che resta dell’orbita di Trump da New York, scriverà un libro sulla vita e sulla presidenza del miliardario: il contratto è con la Penguin che lo darà alle stampe nel 2022.

Joseph R. Biden

Ma ora è tempo di bilanci: per buona parte del mondo, gli articoli firmati dalla Haberman sono stati la fonte primaria di quanto è successo a Washington negli ultimi quattro anni. Solo quest’anno pezzi con il suo nome, secondo Smith, sono stati visti da centinaia di milioni di lettori.

Clyde Haberman

La Haberman arriva al giornalismo come “figlia d’arte”: il padre Clyde, anche lui un Pulitzer, per anni è stato una star della cronaca di New York al Times, ma anche corrispondente a Roma, Tokyo e Gerusalemme.
Anche Maggie ha cominciato facendosi le ossa a City Hall dove lavorava per il New York Post – fu allora che cominciò a seguire Trump nella sua prima incarnazione di miliardario del cemento – per passare poi al Daily News e a Politico. Al Times dal 2015, è arrivata a Trump per default: nessun altro giornalista voleva veramente seguire la campagna apparentemente improbabile del tycoon. (ansa)

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