LONDRA (Gran Bretagna) – Differenze contrattuali sì, discriminazioni illegali deliberate ai danni delle donne contro la parità di genere no. È questo il verdetto della Commissione indipendente britannica per l’uguaglianza e i diritti umani, che ha indagato per mesi sulle denunce di disparità salariale all’interno della Bbc: un verdetto assolutorio, sebbene con la sollecitazione all’emittente pubblica del Regno a una maggior trasparenza, che non manca di suscitare polemiche.
Fra le proteste, quella della giornalista Carrie Gracie, ex corrispondente dalla Cina e protagonista di una vertenza personale conclusasi in effetti con il riconoscimento da parte dei vertici aziendali del diritto a una compensazione rispetto a colleghi uomini impegnati in compiti analoghi, che ha definito un insabbiamento le conclusioni.
L’inchiesta era nata dopo che la stessa Gracie e la collega Samira Ahmed avevano scoperto d’essere pagate meno di colleghi uomini sostanzialmente di pari livello. «Le conclusioni a cui è giunta la commissione non riflettono la mia esperienza», ha tagliato corto ora l’ex corrispondente.
Di fronte alle proteste, condivise dal gruppo di pressione Bbc Women, che si è detto “profondamente deluso”, la Commissione ha da parte sua difeso la serietà di un’indagine che ha approfondito circa mille ricorsi presentati da dipendenti o collaboratrici donne dell’emittente di Stato. Dal 2017 ad oggi sono state del resto più di 500 le donne che hanno ottenuto aumenti salariali compensativi dalla Bbc.
Mentre nel 2018 la radio-tv britannica, oltre a scusarsi pubblicamente, aveva anche risarcito economicamente Gracie, dimessasi nel frattempo dopo 33 anni di servizio. Commentando il verdetto odierno, Tim Davie, neo-direttore generale della Bbc, ha comunque promesso il massimo rigore sotto la sua gestione sul fronte della parità salariale di genere. (ansa)