ROMA – Raccapriccio e orrore per la decapitazione del collega usa Steven Sotloff, dopo quella di poche settimane fa del giornalista James Foley, avvenuta per mano di criminali terroristi dell’Isis. Non può esistere nessuna giustificazione alla vera e propria barbarie a cui siamo costretti ad assistere da mesi.
La colpa del giovane freelance americano era quella di voler testimoniare il genocidio di un popolo che ha sempre amato e conosciuto per anni. Offriva la mondo la documentazione genuina di una tragedia, prima base di conoscenza e formazione delle coscienze libere.
I terroristi dell’Isis considerano perciò, il giornalista un nemico da abbattere, ancor più perché va incontro e dà luce e voce a minoranze e vittime di fanatiche organizzazioni criminali e poi ancora perché americano. Ma tutti sanno che non è un agente belligerante.
L’orrenda esecuzione e l’esibizione del disgustoso e cruento assassinio deve essere stigmatizzato, condannato e represso duramente da tutte le voci libere del mondo e dalle istituzioni internazionali.
La Fnsi continua a sostenere perciò con forza la posizione della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), la quale sostiene e pretende che l’omicidio di un giornalista, nello svolgimento delle sue funzioni, debba essere considerato dall’Onu un delitto contro l’umanità. E che, di conseguenza, sia perseguito con azioni giurisdizionali internazionali. Senza se e senza ma.
Franco Siddi
Segretario Federazione Nazionale Stampa Italiana