ROMA – Viviamo nell’epoca delle fake news, ma è davvero singolare registrarle in ambienti che dovrebbero, invece, combatterle. Le polemiche legate alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale e dei Consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti ne sono l’esempio.
Questi i fatti:
1) il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, convoca il 22 giugno, ovvero nei termini previsti dalla legge – addirittura in anticipo rispetto ai 40 giorni previsti –, le elezioni per il rinnovo del Cnog nei giorni 27 settembre, 4 ottobre e 11 ottobre 2020;
2) tre dei quattro Ordini regionali più importanti (Lombardia, Piemonte e Campania), che contano il 40 per cento degli iscritti, preoccupati per i nuovi focolai di Coronavirus che si continuano a registrare, non procedono alla convocazione delle consultazioni nelle rispettive regioni determinando l’impossibilità di far svolgere contemporaneamente in tutta Italia – come previsto dalla legge – le elezioni per il Consiglio nazionale;
3) i presidenti di 13 Ordini regionali scrivono al Ministero della Giustizia chiedendo di intervenire per evitare il rinvio delle elezioni;
4) il segretario del Comitato esecutivo del Consiglio nazionale, Guido D’Ubaldo, contatta l’avv. prof. Mario Sanino, presidente dell’Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti, per un parere pro veritate e decide, assieme al presidente Carlo Verna, di affidargli l’incarico;
5) il 9 settembre il prof. Mario Sanino presenta al Comitato esecutivo – anticipando il parere – la diffida indirizzata al Ministero vigilante che, su richiesta del segretario D’Ubaldo, del vicepresidente Elisabetta Cosci e dei componenti Nadia Monetti e Andrea Ferro, viene emendata e sottoposta a votazione;
6) i quattro chiedono una pausa, si appartano e, quando tornano in aula, votano contro per poi dimettersi al termine dei lavori dell’Esecutivo;
7) la diffida viene approvata con 5 voti a favore (Carlo Verna, Nicola Marini, Franco Nicastro, Alessandro Sansoni e Gianni Maria Stornello) e 4 contrari (Elisabetta Cosci, Guido D’Ubaldo, Andrea Ferro e Nadia Monetti);
8) lo Studio Sanino, su mandato dell’Esecutivo, la sera del 9 settembre invia la diffida al Ministro della Giustizia segnalando il problema dell’impossibilità di garantire il regolare svolgimento delle elezioni in tutta Italia per via della mancata convocazione delle elezioni in tre regioni, problema che va ad aggiungersi a quello, irrisolto, del vuoto normativo creatosi dopo la mancata approvazione da parte dello stesso ministero vigilante del regolamento sulla rappresentanza delle minoranze linguistiche licenziato dal Cnog;
9) il 10 settembre, i presidenti di 10 Ordini regionali (Lazio, Veneto, Toscana, Sardegna, Umbria, Trentino Alto Adige, Liguria, Molise, Puglia e Valle d’Aosta) insistono per votare;
10) ieri, 11 settembre, il Ministero della Giustizia, tramite il direttore generale Giovanni Mimmo, risponde alla prima lettera degli Ordini regionali – inviata solo per conoscenza a Verna – ritenendo che si possa votare perché «allo stato attuale il numero limitato di contagi e l’assenza di misure interdittive di tipo normativo consente di formulare un giudizio prognostico favorevole sulla possibilità della regolare tenuta, sia pure con le dovute accortezze, delle operazioni elettorali»;
11) i topi da tastiera – definirli leoni sarebbe un eufemismo – utilizzano la risposta, datata sì 9 settembre, ma che non fa riferimento alla diffida – inviata la sera dello stesso 9 –, per sostenere che il Ministero avrebbe sconfessato, oltre ai tre Ordini regionali, lo stesso presidente Verna.
Anche l’ultimo dei giornalisti – ovviamente se in buona fede e se il mestiere lo esercita davvero – si atterrebbe ai fatti. Se la risposta del Ministero della Giustizia – che si riferisce esclusivamente alle richieste degli Ordini regionali – non cita né prende le mosse dalla diffida del Comitato esecutivo, sostenere che si tratti della risposta alla stessa diffida presidente Verna significa affermare il falso.
Oltretutto, la lettera del Ministero non fa riferimento alla questione delle minoranze linguistiche e, soprattutto, al fatto che alcuni Ordini regionali non hanno convocato le elezioni nei termini previsti e che è, quindi, impossibile votare nelle date già fissate – non dimentichiamolo – dal presidente Verna. Le elezioni – è bene sottolinearlo – devono svolgersi contemporaneamente in tutte le regioni e, considerato che non vi sono più i termini per procedere in tal senso, l’unica soluzione possibile sarebbe quella di rinviare il voto almeno a novembre.
La parola, dunque, al Ministero che – ricordiamo – non ha ancora risposto alla diffida di Carlo Verna. Con buona pace di quanti forse non hanno notato – o lo hanno notato fin troppo bene – che il cosiddetto “fronte” degli Ordini regionali che si prestano alla polemica ad ogni costo si è ulteriormente assottigliato. È, infatti, sceso a 10 e, soprattutto, rappresenta il 40% degli iscritti, ovvero la stessa percentuale dei tre Ordini regionali (Lombardia, Campania e Piemonte) che non hanno convocato le elezioni. Ma, soprattutto, non rappresenta la maggioranza della categoria (ovvero il 60% degli iscritti) che vuole assolutamente votare, come lo vuole il presidente Verna – che, ricordiamo, le elezioni le ha convocate – ma nel pieno rispetto della legge, delle regole, della tutela della salute e, soprattutto, del buonsenso e del rispetto degli altri. Di tutti di altri, specie di quelli che rifiutano la logica del pensiero unico, ancor più quando è un cattivo pensiero. Di quelli, insomma, che hanno la “colpa” di essere degli uomini liberi in una categoria sempre più debole, avvelenata e ingabbiata dentro logiche che con il giornalismo non hanno nulla a che spartire. (giornalistitalia.it)
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