BUDAPEST (Ungheria) – Più di 70 giornalisti e altri membri del personale del sito ungherese Index, uno degli ultimi media rimasti indipendenti in Ungheria, si sono dimessi dopo il mancato reintegro del direttore Szabolcs Dull, licenziato martedì scorso. Poco dopo l’annuncio delle dimissioni di massa dei giornalitsi, a Budapest manifestanti sono scesi in piazza, marciando alla volta dell’ufficio del premier Viktor Orban, per chiedere il rispetto della libertà di stampa.
Stando a quanto si legge sullo stesso sito Index, la causa delle dimissioni di massa è da ricercarsi nel “licenziamento del direttore Szabolcs Dull da parte dell’amministratore delegato di Index.hu Zrt., Laszló Bodolai, e nel suo rifiuto di reintegrarlo per garantire l’indipendenza e il futuro di Index, come chiesto dalla redazione”.
“Mercoledì scorso – ricordano i giornalisti – il personale ha preso posizione contro il licenziamento del direttore, bollando come inaccettabile la decisione di Bodolai”.
“Da anni sosteniamo che sono due le condizioni perchè Index sia indipendente: che non ci sia alcuna interferenza esterna sui contenuti o sulla struttura e composizione del personale. Il licenziamento di Szabolcs Dull ha violato la nostra seconda condizione – hanno precisato i giornalisti dimissionari – il suo licenziamento è una chiara interferenza nella composizione del nostro personale e non possiamo considerarlo in nessun altro modo se non come un chiaro tentativo di fare pressioni su Index.hu”.
Poco dopo l’annuncio delle dimissioni, lo stesso sito ha pubblicato le immagini dei manifestanti scesi in piazza a Budapest. Timori per l’indipendenza del sito erano emersi dopo l’acquisto da parte di un imprenditore vicino a Orban, Miklos Vaszily, del50% delle azioni dell’azienda che controlla pubblicità e ricavi di Index.
L’imprenditore è già editore dell’emittentefilo-governativa TV2 ed è ritenuto l’artefice dello schieramento a favore del governo di un altro sito ungherese, Origo. Il mese scorso, lo stesso direttore Dull aveva denunciato forte “pressione esterna”, affermando che la redazione del sito era “in pericolo”. (askanews)