ROMA – L’effetto per 101,6 milioni di svalutazioni ed altre componenti non ordinarie e l’effetto Covid, in gran parte assorbito dagli interventi sui costi ma che ha “notevolmente impattato” sui risultati, incidono sui conti del primi semestre del gruppo editoriale Gedi che registra una perdita da 120,5 milioni. Al netto di questi effetti il risultato netto rettificato è negativo per 25,7 milioni rispetto ad un utile di 800mila euro nello stesso periodo di un anno prima. I ricavi sono stati pari a 248,9 milioni, con una flessione del 17,8%.
Quanto all’impatto Covid, rispetto ad una flessione del fatturato di 54 milioni gli interventi sui costi hanno dimezzato l’effetto sul risultato che è pari a -24,9 milioni.
«L’andamento del primo semestre del 2020 – premette la società – è stato notevolmente impattato dalla diffusione del virus Covid-19 e dalle conseguenti e opportune misure restrittive per il suo contenimento. «Di contro, tutti i brand del gruppo hanno ulteriormente affermato la propria centralità e la propria autorevolezza nel fornire informazioni accurate ai lettori, registrando in particolare sul digitale numeri di traffico in significativa crescita».
Intanto Gedi «ha agito prioritariamente per garantire la salute e la sicurezza della propria forza lavoro e ha messo tempestivamente in atto una serie di interventi di ulteriore razionalizzazione e
riduzione dei costi volti a contenere gli effetti economici e finanziari derivanti dal drastico calo della raccolta pubblicitaria, continuando nel contempo ad investire secondo le linee strategiche individuate».
In particolare, il gruppo editoriale spiega che «al fine di contenere gli impatti economici ha avviato e realizzato una serie di azioni di contenimento e riduzione di tutte le principali voci di costo intervenendo sulla struttura dei prodotti editoriali, sui contratti in essere di fornitori e collaboratori mediante la rinegoziazione di tariffe e compensi, sul costo del lavoro anche attraverso il ricorso alle procedure in materia di ammortizzatori sociali messe a disposizione dal Governo nonché attraverso la riduzione volontaria della retribuzione fissa dei dirigenti per il periodo maggio-dicembre 2020».
Nel semestre, i ricavi diffusionali, pari a 125,7 milioni, «sono diminuiti del 6,6% rispetto a quelli del corrispondente periodo dell’esercizio precedente».
Se il Covid ha frenato le vendite in edicola «per contro, l’attività di vendita degli abbonamenti digitali ha confermato il trend positivo». Per effetto anche della «politica promozionale sia sui prodotti premium (Rep:, Topnews, Stai con Noi) sia sugli abbonamenti annuali alla copia replica» è in buona crescita «la customer base che a fine giugno ha raggiunto i 231 mila abbonati su tutte le testate del gruppo, quasi il doppio rispetto all’analogo mese del 2019 e superiore di circa 104 mila abbonamenti rispetto a fine dicembre 2019».
I ricavi pubblicitari, pari a 102 milioni, hanno subito un calo del 30,8% “sostanzialmente riconducibile agli effetti del Covid-19”. Nei diversi mezzi del gruppo, nel semestre la pubblicità su stampa è risultata in calo del 31,9% e quella sulle radio del 41,6%; più contenuta è stata la flessione della raccolta su internet, -8,1%.
Quanto alle attese per l’intero anno in corso, l’emergenza Covid rende «allo stato altamente incerta qualunque previsione che la società formulasse»; il gruppo, comunque, «ritiene di disporre di leve gestionali adeguate a garantire prospettive di sviluppo positive nel medio-lungo periodo, sia pure in un quadro macroeconomico inevitabilmente compromesso per il 2020». (ansa)
Covid e svalutazioni pesano sul primo semestre del 2020. Pubblicità in calo del 30,8%