ROMA – Il giornalismo perde un campionissimo: Claudio Ferretti, voce e volto storici della Rai, l’azienda per la quale ha lavorato per 40 anni, dal 1963 al 2003, legando il suo nome a storiche trasmissioni soprattutto sportive. È morto ieri sera a Roma, all’età di 77 anni, e la Rai, rendendo nota la notizia, ne ricorda la competenza, la passione e la grande professionalità che lo hanno contraddistinto come grande esempio di giornalista del Servizio Pubblico. Giornalista, mai tifoso. La sua passione per la Lazio, infatti, non ha mai condizionato le cronache delle partite che hanno visto impegnata la sua squadra del cuore.
Nato a Roma il 21 aprile 1943, Claudio Gabriele Ferretti era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 14 aprile 1968. Era un figlio d’arte. Il padre Mario Ferretti, altra leggenda del giornalismo radiofonico della Rai, il 10 giugno 1949, nel corso della tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia, ha coniato la frase più popolare della storia del ciclismo italiano dettata dall’ennesima epica impresa del Campionissimo: “Un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”.
Claudio cominciò a collaborare con la Rai nel 1963 e cinque anni dopo venne assunto vincendo il concorso per radiotelecronisti. Approdato a “Tutto il calcio minuto per minuto” nel 1966, nel volgere di breve tempo divenne una delle voci più popolari della trasmissione sostituendo anche alla conduzione il titolare Roberto Bortoluzzi. Cronista di calcio, atletica, pugilato, ma soprattutto dello sport che amava di più, il ciclismo. Indimenticabile la sua radiocronaca in moto della sfida finale sullo Stelvio tra Fausto Bertoglio e Francisco Galdos durante l’ultima tappa del Giro d’Italia del 1975,
Nel 1988, chiamato dal direttore Sandro Curzi, passò alla televisione assumendo la conduzione della principale edizione del Tg3 nazionale. Quindi di programmi quali È quasi goal, Anni azzurri, Telesogni e L’una italiana. Nel 1993 assunse la direzione della redazione sportiva del Tg3 e, successivamente, di quella culturale. Dal 1998 al 2000, invece, in occasione del Giro d’Italia condusse la riedizione del “Processo alla tappa” ideato da Sergio Zavoli.
Autore di due libri sulla storia della Rai, “Mamma Rai” (con Barbara Scaramucci e Umberto Broccoli) e “RicordeRai” (con Barbara Scaramucci), andò in pensione nel 2003 dedicandosi all’attività di scrittore. Con Augusto Frasca curò l’Enciclopedia dello sport (Garzanti 2008) e Le grandi emozioni dello sport in videocassetta, raccolta di immagini dello sport mondiale dal Dopoguerra alla metà degli anni Novanta.
Alla moglie Giulia Manca Dimores ed ai tre figli Susanna, Paolo e Silvia, le più sentite condoglianze del direttore e della redazione di Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)