Intollerabile e pericoloso “spettacolo” nel cantiere del nuovo ponte della Valpolcevera

Conte a Genova, giornalisti stipati nel recinto

Giuseppe Conte e Paola De Micheli davanti al recinto nel quale sono stati costretti ad ammassarsi  giornalisti e cinefotoreporter  a Genova (Foto denuncia di Marco Francioso)

GENOVA – «Decine di cronisti e tecnici delle tv, confinati in un corridoio largo un metro e mezzo, sono stati costretti a lavorare uno addosso all’altro senza il rispetto delle precauzioni minime e sotto gli occhi del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli. Lo testimoniano foto e video che hanno fatto il giro del mondo». Il Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, presieduto da Carlo Verna, denuncia così quanto accaduto oggi a Genova, in occasione della cerimonia organizzata per la conclusione dei lavori di edificazione del nuovo ponte della Valpolcevera.

Carlo Verna

«Le modalità di conferenza stampa che, in piena emergenza sanitaria, non tengono in considerazione le basilari regole di rispetto delle distanze», afferma il Cnog, «a Genova hanno dimostrato quanto scarsa o se non addirittura nulla sia l’attenzione rivolta alle condizioni in cui operano i giornalisti chiamati a raccontare, documentare, aggiornare le cronache in questo tempo difficilissimo.
«Tanto più grave – sottolinea l’Esecutivo del Cnog – se ciò avviene in ambiti istituzionali (nel caso del capoluogo ligure, l’organizzazione dell’evento era a cura di una struttura governativa di concerto con le autorità locali). Scene in parte analoghe si sono succedute anche in altre occasioni. Tutto ciò è intollerabile».
Nel primo pomeriggio, a chiedere l’intervento di Verna era stato il giornalista Marco Francioso, che si è sentito «offeso dalla foto scattata a Genova durante la visita di Conte».

Marco Francioso

«Esistono ancora – si è chiesto – gli “addetti stampa” o sono diventati tutti “che ha detto la stampa?”. Ora esistono solo per punire giornalisti, foto e video operatori o ogni tanto anche per aiutare a svolgere al meglio il lavoro?”.
Nel ringraziare Myrta Merlino «per essersi, unica, rifiutata di far proseguire l’inviato nel lavoro in quelle vergognose condizioni», Francioso ha osservato che, «in effetti l’aria che tirava era malsana». «Non vedo il minimo rispetto – ha aggiunto Francioso – per i colleghi costretti a seguire Conte. Anche ai miei tempi c’erano le “tonnare”, ma non c’era il Covid 19. E poi date anche disposizioni per evitare assembramenti e per la “distanza sociale”…».
«Ci vuole più rispetto per il lavoro di chi ha il dovere di informare l’opinione pubblica» ha denunciato, infine, l’Associazione Ligure Giornalisti.
«Siamo consapevoli – afferma il sindacato dei giornalisti – che in questa stagione non sia possibile azzerare il rischio, ma dubitiamo che confinare tanti colleghi in un angusto recinto sia il modo migliore per consentire loro di raccontare un evento che si vorrebbe simbolo della ripartenza di un territorio più volte ferito e talora vilipeso. Si rischia la salute e non si rende un buon servizio ai cittadini». (giornalistitalia.it)

 

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