ROMA – «Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. È morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei». A dare l’annuncio dell’improvvisa scomparsa di uno dei più noti giornalisti del nostro Paese, è il suo amico Vauro Senesi, il vignettista con il quale ha condiviso e raccontato le gioie e i dolori della Sinistra. È stato, infatti, a lungo corrispondente da Mosca del quotidiano comunista l’Unità e, successivamente, de La Stampa, oltre che per il Tg5, il Tg1 e il Tg3. Nel 2014 è stato tra i fondatori della televisione on line Pandoratv.it coordinando la redazione multimediale.
Una carriera controversa, quella di Giulietto Chiesa, che viene considerato un complottista per via del suo sostegno alle teorie sulle scie chimiche, all’«autoattentato» alle Torri Gemelle dell’11 settembre ed ai terremoti artificiali.
Nato ad Aqui Terme, in provincia di Alessandria, da una famiglia originaria di Carrega Ligure, il 4 settembre 1940, Giulietto Chiesa, è stato vice presidente dell’Unione Goliardica Italiana dal 1967 al 1968 e dirigente dell’Unuri, l’associazione studentesca nella quale ha maturato la sua passione per la politica diventando dirigente della Fgci, la Federazione Giovanile Comunista, e dal 1970 al 1979 della Federazione provinciale di Genova del Pci. È stato capogruppo in Consiglio provinciale dal 1975 al 1979, distinguendosi per le sue posizioni filosovietiche, e deputato al Parlamento Europeo dal 20 luglio 2004 al 13 luglio 2009, grazie ai consensi ottenuti nella lista dell’Italia dei Valori di Giuseppe Di Pietro e Achille Occhetto (14 mila preferenze nella Circoscrizione Nord Ovest, nella quale è scattata l’elezione per la scelta di Occhetto di rimanere al Senato, 8 mila in quella del Nord Est e 12 mila in quella del Centro). Disastrosa l’ultima avventura politica dopo la fondazione, il 15 novembre 2017, del partito “La Mossa del Cavallo”, poi “Lista del Popolo per la Costituzione” con Antonio Ingroia: alle Elezioni Politiche del 2018 appena lo 0,02% alla Camera dei deputati e lo 0.03% al Senato e nessun seggio nelle nove circoscrizioni nelle quali era sceso in campo.
Giornalista professionista iscritto all’Ordine della Liguria dal 2 luglio 1979, nel 1980, dopo essere entrato in conflitto con il Pci ligure, è stato inviato dall’Unità a Mosca per seguire le Olimpiadi 1980 cominciando a raccontare una realtà diversa da quella illustrata dall’agenzia sovietica di Stato Tass, che ne ha chiesto l’immediata rimozione ricevendo, però, un netto rifiuto dall’all’ora segretario del Pci, Enrico che Berlinguer, che anzi ha appoggiato la scelta di nominarlo corrispondente dalla capitale sovietica, dove si era stabilito con la compagna Fiammetta Cucurnia, corrispondente di Repubblica. Un’esperienza che, oltre ad imparare la lingua russa e grazie alla messa in pratica delle competenze maturate in politica, gli ha consentito di diventare uno dei più accreditati testimoni della glasnost e della perestrojka di Michail Gorbaciov che hanno portato alla trasformazione ed alla dissoluzione dell’Urss. Ancora un anno di corrispondenza da Mosca per La Stampa, oltre alle collaborazioni con il manifesto, Galatea, Megachip, MicroMega, Latinoamerica ed i giornali russi Literaturnaja Gazeta, Delovoj Vtornik, Moskovskie Novosti, Russia Today. È stato anche condirettore di Avvenimenti e di Left.
Nel 2006 è stato tra i promotori, assieme a Megachip, di un gruppo d’inchiesta sugli attentati dell’11 settembre 2001, contestando le versioni ufficiali sia tecniche che giudiziarie. Con Franco Fracassi ha, infatti, realizzato “Zero”, un film documentario in chiave cospirazionista, e la stessa cosa ha fatto nel 2016 sugli attentati terroristici a Bruxelles, sostenendo, nella sua rubrica sul Fatto Quotidiano, la tesi di una “cabina di regia”, che ha costretto il direttore Peter Gomez a prendere le distanze. Giornale che, invece, ha sposato le sue posizioni filorusse sull’intervento militare in Siria negando l’uso di armi chimiche da parte del presidente Bashar al-Assad. Era in pensione dal 1° gennaio 2013.
Vasta anche la sua produzione da scrittore. I suoi saggi più recenti sono stati dedicati ai temi della guerra e della globalizzazion economica, politica e militare, con un’attenzione particolare ai loro effetti sui mass media. Da “Operazione Teheran” (De Donato, Bari, 1980) a “L’Urss che cambia” (Editori Riuniti, Roma, 1987) assieme al dissidente russo Roj Aleksandrovič Medvedev, quindi “La rivoluzione di Gorbaciov” (Garzanti, 1990), “Transizione alla Democrazia” (Lucarini Editore), “Cronaca del Golpe Rosso” (Baldini & Castoldi, Milano 1991), “Cronaca di un colpo di Stato annunciato” (Laterza, Bari 1995), “Russia Addio” (Editori Riuniti, Roma 1997), “Roulette russa” (Guerini e associati, Milano 1999), uscito anche in Russia nel luglio 2000 (Russkaja Ruletka, Prava Cheloveka, 2000), “G8-Genova” (Einaudi, 2001), Guerini e associati), assieme all’amico Vauro e con la prefazione di Gino Strada, “La guerra infinita” (Feltrinelli, 2002), “Superclan” (Feltrinelli, 2003) con Marcello Villari, “Beskonečnaja Vojna” (Detektiv-Press, 2003), “La guerra come menzogna” (Nottetempo, 2004), “I peggiori Crimini del Comunismo” (Piemme, 2004) ancora con Vauro, “Cronache Marxiane” (Fazi, Roma, 2005), “Prima della tempesta” (Nottetempo, 2006),
“Il libretto rosso, ovvero La cazzata Potiomkin”, con Vauro, (Piemme, 2006), “Zero. Perché la versione ufficiale sull’11/9 è un falso”, (Piemme, 2007), “Le carceri segrete della Cia in Europa”, con Francesco De Carlo e Giovanni Melogli (Piemme, 2007), “Il candidato lettone. Inedite avventure di un alieno in Europa (Ponte alle Grazie, 2010), “Zero 2. Le pistole fumanti che dimostrano che la versione ufficiale sull’11/9 è un falso” (Piemme, 2011), “La liquidazione di Osama, l’intervento in Libia, la manipolazione delle rivolte arabe, la guerra all’Europa e alla Cina: colpi di coda di un impero in declino” (Ponte alle Grazie, 2011), “L’alternativa è ormai indispensabile” (Piemme, 2013), “È arrivata la bufera, Piemme, 2015”. (giornalistitalia.it)