Rimprovera ai giornalisti di voler continuare a lavorare, ma tace sui dividendi ai soci

Gazzetta dello Sport, la “morale” di Urbano Cairo

La prima pagina della Gazzetta di oggi e l’editore Urbano Cairo

MILANO – «L’Editore è il primo a volere la riapertura del campionato di serie A, proprio perché consapevole, più di ogni altro, dell’importanza che avrebbe per i contenuti della Gazzetta dello Sport e, quindi, per le sue vendite». Il presidente di Rcs, Urbano Cairo, replica così alla redazione della Gazzetta dello Sport che, riunita in assemblea straordinaria permanente, ha giudicato “irricevibili” le proposte dell’editore che «sviliscono la disponibilità e il buon senso sempre dimostrato dalla redazione che resta così in stato d’agitazione».
Redazione – come riferito ieri da Giornalisti Italia – che, per l’emergenza Coronavirus, «ha prontamente risposto con senso di responsabilità alla richiesta di sacrifici manifestata dall’editore», ma ha ricordato che «tutti sono chiamati a fare la propria parte con lo spirito giusto condividendo la sofferenza generale e provando al contempo ad accelerare l’indispensabile ripartenza». Sacrifici che Cairo vorrebbe scaricare solo sulle spalle dei giornalisti, considerato che ha da poco proposto all’assemblea dei soci la distribuzione dei dividendi per un totale di 15 milioni di euro, dopo i 31 milioni del 2019. Argomento, questo, che il presidente di Rcs si guarda bene dall’affrontare nella “risposta” al comunicato sindacale dei giornalisti cercando di aggiustare il tiro delle sue esternazioni.
«Riapertura – scrive oggi Cairo –  che deve però avvenire nel rispetto della sicurezza e della tutela della salute, capisaldi irrinunciabili in una pandemia che ha fatto migliaia di vittime. È avvilente che non sia apprezzata l’attenzione alla salute dei cittadini quando è ovvio che l’interesse editoriale sarebbe quello di ricominciare a giocare».
«L’emergenza coronavirus – aggiunge l’editore della Gazzetta dello Sport – ha per la prima volta nella storia azzerato il calendario dello sport mondiale. Proprio partendo da questo dato oggettivo è stato chiesto alla redazione semplicemente di adeguare le presenze domenicali alla situazione e alla conseguente diminuzione di pagine: non si può essere 110 giornalisti per far uscire un quotidiano in cui sono sufficienti la metà delle presenze, le stesse magari che si registrano al sabato. La difesa del privilegio di accumulare presenze la domenica liberamente, solo perché pagate quasi il triplo, nonostante il lavoro non ci sia, appare incomprensibile e grave. Anche per rispetto di quelle persone che hanno visto azzerare le loro attività e i loro redditi».
«Per i notturni alla redazione – scrive ancora Cairo – è stato chiesto di applicare nient’altro che il contratto nazionale di lavoro, senza togliere un euro da quanto previsto dalla lettera contrattuale. È eticamente discutibile che venga sostenuta dal comitato di redazione l’assegnazione a pioggia, cioè per tutti, dell’indennità notturna. Anche a chi non ne ha diritto avendo terminato di lavorare il pomeriggio. Non è così che si difende la Gazzetta dello Sport, nel rispetto della sua storia e dei suoi lettori».
Morale della favola: a giudizio di Cairo non è giusto, «per rispetto di quelle persone che hanno visto azzerare le loro attività e i loro redditi», che i 110 giornalisti della Gazzetta dello Sport conservino il “privilegio” di lavorare la domenica e la notte, ma ritiene moralmente accettabile distribuire ai soci di Rcs dividendi per 15 milioni di euro. Prodotti grazie al lavoro dei giornalisti. (giornalistitalia.it)

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