È morto all’Ospedale di Senigallia uno dei più grandi giornalisti italiani

Addio Gianni Mura, cantore dello sport

Gianni Mura

SENIGALLIA (Ancona) – Giornalismo italiano in lutto per l’improvvisa scomparsa di Gianni Mura. È morto stamane all’Ospedale di Senigallia, nel quale si trovava ricoverato da lunedì per un improvviso malore. Aveva 78 anni e con i vari Dino Buzzati, Orio Vergani, Bruno Raschi, Gianni Brera (del quale Gianni Mura era l’allievo prediletto), è stato uno dei più grandi cantori dello sport e del ciclismo in particolare.
Vincitore del Premio Grinzane – Cesare Pavese 2007 per la narrativa, con il romanzo “Giallo su giallo” (Feltrinelli, 2007) ha scritto memorabili pagine di storia sulle gesta degli eroi del Tour de France, raccolte nel libro “La fiamma rossa. Storie e strade dei miei Tour” (Minimum Fax, 2008).
Nato a Milano il 9 ottobre 1945, era una firma storica del quotidiano “la Repubblica”, dopo aver lavorato per tanti anni alla “Gazzetta dello Sport”, che lo aveva assunto come praticante nel 1964 grazie all’incoraggiamento della sua compagna di banco e al Liceo Ginnasio Statale “Alessandro Manzoni” che, all’epoca, segnalava ai giornali i migliori studenti in italiano.

Da sinistra: Gianni Mura, Gianni Brera e la moglie Rina

Alla “Rosea” ci rimane otto anni, occupandosi di calcio e ciclismo. Già l’anno dopo, il 1965, è inviato al Giro d’Italia e il 14 aprile 1967 supera l’esame di idoneità professionale e si iscrive nell’elenco professionisti dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Ha lavorato anche per il quotidiani Corriere d’Informazione (dal 1972 al 1974), il settimanale Epoca (dal 1974 al 1979) ed il quotidiano “l’Occhio” diretto da Maurizio Costanzo (dal 1979 al 1981). Alla fondazione de “la Repubblica”, nel 1976, lui c’è e da lì comincia da collaboratore una nuova avventura sulle pagine del quotidiano diretto da Eugenio Scalfari. Assunto a “la Repubblica” nel 1983, è stato cronista e inviato nei principali eventi sportivi e del campionato di calcio di Serie A. Seguito opinionista, ha appassionato i lettori con la fortunata rubrica domenicale “Sette giorni di cattivi pensieri” ideata dal suo grande amico Beppe Smorto.

Gianni Mura con il suo romanzo “Ischia”

Sul settimanale “il venerdì di Repubblica” coltiva, invece, un’altra delle sue passioni, l’enogastronomia, curando dal 1991 assieme alla moglie Paola Gius la rubrica “Mangia & bevi”.
Appassionato di musica e di gialli, ha scritto anche il romanzo “Ischia”, con protagonista l’ispettore René Magritte (Feltrinelli, 2012). Ue (Feltrinelli, 2014), “Tanti amori. Conversazioni con Marco Manzoni (Feltrinelli, 2013), “Non gioco più, me ne vado” (Il Saggiatore, 2013), “Non c’è gusto” (Minimum Fax, 2015), “Confesso che ho stonato” (Skira, 2017).
Condirettore dal 2011 al 2012 di “E – Il mensile”, rivista di Emergency, nel 2015 ha curato la rubrica “Le storie di Mura” su “Scarp de’ tenis”.
In pensione dal 1 marzo 2010, il legame con “la Repubblica” l’aveva mantenuto come collaboratore lavorando fino all’ultimo giorno. A renderlo noto è lo stesso quotidiano che, con un articolo di Francesco Saverio Intorcia, rivela che l’ultima telefonata in redazione l’ha fatta proprio ieri sera: «Un filo di voce sofferta, la lucidità e il garbo di sempre. “Sono Gianni, volevo avvisarvi che domani non scriverò la mia rubrica. Qui in ospedale non mi hanno portato il pc e neanche i giornali. Scusatemi”. L’ultimo pensiero al giornale, all’appuntamento domenicale con i lettori, ai colleghi da avvertire in anticipo per non metterli in difficoltà il giorno dopo. Gianni era così: un gigante con un cuore purissimo di bambino. Era il primo, ma sapeva farsi ultimo. Tutte le volte».
«Gianni – ricorda Intorcia – amava i giochi di parole, le sigarette, la buona educazione. Negli ultimi tempi, la sua straordinaria umanità, mai ostentata, aveva rotto i cardini della timidezza. “Vorrei aver passato più tempo con voi. Ma sono contento che abbiamo trovato il modo di dirci quello che non ci siamo detti in tanti anni”». (giornalistitalia.it)

 

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