Sono reporter del Wall Street Journal. I corrispondenti: “Ritorsione senza precedenti”

“Titolo razzista”, la Cina espelle 3 giornalisti

Medici cinesi impegnati a combattere il Coronavirus (ansa)

PECHINO (Cina) – La Cina ha revocato da oggi tre tessere da giornalista ad altrettanti reporter del Wall Street Journal di base a Pechino per un “titolo razzista” che diffamava gli sforzi della Cina nella lotta all’epidemia del coronavirus.
Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang. Pechino ha espresso, inoltre, “forte scontento e forte opposizione verso le violazioni degli Usa. I media sono un importante ponte e un legame perché la gente possa rafforzare le comunicazioni e la reciproca conoscenza”.
Per il Wall Street Journal si tratta “una rara espulsione multipla di reporter della stessa testata internazionale e allo stesso tempo”, e “la mossa è una punizione per un recente articolo d’opinione pubblicato sul Wsj”.
La misura riguarda il vice responsabile Josh Chin e Chao Deng (entrambi cittadini Usa) e Philip Wen (australiano). Tutti devono lasciare il Paese in 5 giorni, ha commentato il bureau chief, Jonathan Cheng.
Il Dipartimento di Stato americano ha classificato come “missioni straniere” cinque media di Stato cinesi: Xinhua, Cgtn, China Radio International, China Daily e People’s Daily.

CLUB CORRISPONDENTI ESTERI: «RITORSIONE SENZA PRECEDENTI»

Il Club dei corrispondenti esteri in Cina (Fccc) esprime “profonda preoccupazione e forte condanna” per la decisione di Pechino di cancellare il visto a tre reporter del Wall Street Journal, come diretta ritorsione a un editoriale sul quotidiano, scritto da un autore non basato in Cina.
Nessuno dei tre, si legge in una nota, “è stato coinvolto nell’articolo o nel suo titolo”, che la Cina motiva alla base “della loro espulsione”.
La mossa è “un estremo ed evidente tentativo delle autorità cinesi di intimidire i media stranieri punendo i loro corrispondenti basati in Cina”.
L’espulsione contemporanea di tre corrispondenti “è una forma senza precedenti di ritorsione. La Cina non ha palesemente espulso un corrispondente dal 1998”, da quanto a conoscenza del Fccc, che tra l’altro non è riconosciuto ed è ufficialmente “clandestino”. (ansa)

I commenti sono chiusi.