ROMA – “All’esito dei primi dati offerti dall’autopsia, disposta da questo ufficio, risulta confermato il fatto che la morte di Giuseppe Catalano, 77 anni, non è ascrivibile a responsabilità di terzi, ma risulta conseguenza di evento accidentale”. Lo afferma il procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, in un comunicato stampa con il quale anticipa le prime risultanze dell’autopsia eseguita all’Istituto di medicina legale del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma.
Il giornalista è stato ritrovato cadavere da un contadino, venerdì 10 gennaio, ad una cinquantina di metri dalla sua autovettura incendiata in una stradina di campagna del Monte Soratte, a Sant’Oreste, Comune della zona nord-est della città metropolitana di Roma.
Giuseppe Catalano, nato il 3 novembre 1942, giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio, viveva da solo a Roma, in via Tomba di Nerone. Ha lavorato al settimanale “L’Espresso”, per Tattilo Editrice, Publishing Magazine e Wallington Properties ed era pensionato Inpgi dal dicembre 2007.
L’auto di Catalano sarebbe uscita di strada e, dopo aver percorso una discesa ripida di circa 250 metri, avrebbe finito la propria corsa contro una recinzione incendiandosi. Il giornalista avrebbe tentato di mettersi in salvo lanciandosi dalla macchina che prendeva fuoco, ma sarebbe stato stroncato da un infarto.
Sull’episodio era stato sollevato il sospetto che, piuttosto che di un incidente, si sia trattato di un omicidio, considerato che Giuseppe Catalano, nel suo passato di cronista di inchiesta, si è occupato di tanti casi irrisolti legati all neofascismo e agli “anni di piombo”, con particolare riferimento alle stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia.
Sospetto generato dal fatto che nelle tasche del giornalista è stata trovata un’agendina con appuntato un numero di telefono, ma con un foglio strappato. Numero di cellulare che i carabinieri hanno, però, accertato appartiene ad un antennista al quale Catalano si era rivolto per chiedere aiuto. L’antennista ha, infatti, riferito di aver ricevuto dal giornalista una telefonata con la quale gli chiedeva se potesse andare a prenderlo perché la sua auto era rimasta in panne, ma che era stato costretto a rispondere negativamente per impegni di lavoro.
Nei pressi del luogo nel quale è stato ritrovato il cadavere sorge un ex bunker utilizzato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale dove, nel 1993, è stato ritrovato il cadavere di Sergio Castellari, ex direttore del Ministero delle Partecipazioni Statali coinvolto nell’inchiesta “Mani Pulite”.
I carabinieri stanno, inoltre, vagliando i filmati registrati dalle telecamere della zona e del casello autostradale per accertare se a bordo della Smart di Catalano ci fosse un’altra persona. E indagano anche per capire se nell’appartamento del giornalista, trovato a soqquadro, si sia recato qualcuno per cercare qualcosa. (giornalistitalia.it)