Nel libro di Gregorio Corigliano colori, profumi, sapori, ricordi di una Calabria perduta

Nero di seppia, taccuini di un giornalista

Gregorio Corigliano e il suo ultimo libro “Nero di seppia”

COSENZA – «C’è un un uomo che ha il mare dentro e nelle pagine cammina, osserva, guarda, pensa, scrive. E quel mare, che è avvolgente quanto inquietante, feroce quanto rassicurante, ha una forza espressiva totale quasi fosse umano. O, forse, divino. Il mare ha cromatismi che variano, odori che avvolgono, “sprizzii” che toccano, silenzi che parlano. E quell’uomo vi è immerso tutto. Seduto in riva al mare. E quell’uomo riempie i suoi taccuini di nero di seppia e i fogli si bagnano di storie e narrazioni che sanno d’infanzia, di adolescenza e di una vita che cresce».
È  “Nero di Seppia. Dai taccuini di un giornalista seduto in riva al mare” (Luigi Pellegrini Editore, pagine 224, euro 15), il nuovo libro del giornalista Gregorio Corigliano, già capo Ufficio Stampa dell’Ente Provinciale per il Turismo di Reggio Calabria e capo redattore della Testata Giornalistica Regionale Rai della Calabria.

Tommaso Labate

La prefazione del libro è del giornalista Tommaso Labate, che vi ritrova “il profumo del basilico fresco, il vento che soffia sugli ulivi secolari della Piana di Gioia Tauro, l’inconfondibile sensazione della salsedine di Ionio o di Tirreno, la consistenza della mano con cui nostra nonna ci accarezzava da bambini, la gioia nel cuore dei nostri genitori che ci accompagnavano a scuola, l’irrequietezza tranquilla dei bar in cui gli anziani giocavano a carte e i ragazzini al flipper, il suono di un juke-box che scambia una canzone con una moneta da cento lire, la forza tranquilla di un vino di Cirò”.
“Perché il libro di Gregorio Corigliano – assicura Labate – non inventa nulla. ma riscopre il tutto. Il nostro tutto migliore, quello della Calabria che c’era e che sogniamo di riscoprire, l’album dei ricordi dei nostri sogni più belli, le foto ingiallite che speriamo di rivivere a colori. In fondo, nulla di così tanto dissimile al meccanismo virtuoso innescato dalla madeleine di Marcel Proust, solo che al posto del dolcetto questa volta ci sono le pagine di un libro. Io, di fronte al libro di Gregorio Corigliano, ho scoperto che leggere equivale anche a rivivere la propria, di vita”. (giornalistitalia.it)

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