Elisabetta Masso e Carla Reschia presentano con Lorenzo Del Boca “La spia de dios”

Quel genio di Maradona fra pallone e sregolatezze

Da sinistra: Fernando Luisi, Elisabetta Masso, Carla Reschia e Lorenzo Del Boca

UDINE – Un investigatore per pedinare Maradona. Questo è l’argomento di un libro, scritto a quattro mani, da due giornaliste: Elisabetta Masso e Carla Reschia.
Il volume (“La spia de dios”, editore Rogiosi, 167 pagine, 14 euro) è stato presentato al Club Napoli di Udine.
A fare gli onori di casa Fernando Luisi, medico con la passione per il pallone, e il presidente del Club Pietrangelo Chierchia, mentre a coordinare il dibattito è stato un altro giornalista, Lorenzo Del Boca, che a Udine si  sente quasi in famiglia, perchè è socio onorario dell’Associazione di fans del Napoli e direttore della loro rivista “’A voce d’a sirena”.
Doveva esserci anche Tony Capuozzo, storico inviato e volto noto di Mediaset, ma, per colpa di una visita all’ospedale, ha dovuto dare forfait e si è limitato ad un messaggio di saluti.
Un curriculum prestigioso, quello che le due autrici del libro possono vantare: Carla Reschia è stata una firma di “Specchio”, la rivista inserto della Stampa e, oggi, esperta di viaggi e ambiente, scrive sempre per La Stampa di Torino, anche se lo fa da Trieste. Elisabetta Masso ha lavorato al Tirreno, per passare poi al Giornale, alla Stampa e al Corriere dello Sport.
«L’argomento – rivelano le due giornaliste –, inevitabilmente, tocca il cuore di ogni tifoso del Napoli perché si parla di Maradona, Diego Armando Maradona, l’unico che abbia portato vittorie e trofei alla squadra del Napoli e risonanza alla sua città».
«Ovviamente – aggiungono – sono molte le sfaccettature di questo libro che, solo marginalmente, parla di calcio».

I capitoli entrano nel cuore della vecchia Napoli da dove emerge il meglio e il peggio di una comunità speciale, ricca di umori e di contraddizioni. Lo stesso Maradona, campione senza aggettivi, è contemporaneamente il protagonista di una vita privata eccessiva, fatta di peccati venali e di colpe indecenti.
Una volta fa l’alba, in discoteca, prima di scendere in campo. Un’altra volta, sempre alla vigilia di una partita, sta in hotel circondato da belle ragazze. Non proprio lo stile di un calciatore professionista, ma Maradona è il genio al quale non si possono mettere limiti e regole.
Quanto poteva durare questa vita sregolata? La società Napoli è seriamente preoccupata e, con l’allora amministratore delegato Luciano Moggi, decide di correre ai ripari, assumendo uno da mettergli alle costole. Si tratta di Antonino Restino, titolare della società d’investigazione privata “AZ”, il quale ha il compito di sorvegliarlo, registrarne i movimenti e fare rapporto.
Il Club vuole proteggere il suo campione e, contemporaneamente, salvaguardare il business che gli sta intorno.
Va anche ricordato che un numero impressionanti di neonati di quel tempo porta il nome di Diego Armando; che ogni bar espone maglie e foto del campione; che alcuni mettono in mostra i capelli del calciatore. Insomma: una città ai suoi piedi.
In questo contesto il detective-spione vive un suo personale dramma «perché – raccontano Masso e Reschia – lui era un ammiratore di Maradona, gli stava così vicino da conoscere ogni suo segreto. Era la sua ombra ma non poteva nemmeno avvicinarsi per stringergli la mano».
E non è il solo a vivere con il cuore in mano pensando al suo campione: «Ogni tanto – confidano le giornaliste – Antonino Restino ci telefona per chiederci se è possibile presentare il libro con Maradona per poterlo abbracciare». (giornalistitalia.it)

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