Il Cdr della Gazzetta dello Sport chiede all’Ad di “cancellare il vergognoso ordine del giorno”

Rcs in crisi? “Premi” ai dirigenti, sacrifici ai giornalisti

Gazzetta dello SportMILANO – “Prima la domanda: può un uomo da 750.000 euro l’anno chiedere premi alla proprietà di un’azienda in crisi? Un’azienda che lui amministra tagliando teste, settori, spese e anche (e giustamente) i premi altrui? ”.
A porre la domanda alle lettrici ed ai lettori della “Gazzetta dello Sport” è, oggi, il Comitato di redazione della “rosea”, sottolineando che “pare strano, ma i dirigenti che chiedono sacrifici a tutti hanno sempre e comunque la forza di chiedere dei premi. Di immaginarli e fissarli, di metterli all’ordine del giorno della azienda per la quale lavorano”.
“Ieri – spiega il Cdr – lo ha fatto Pietro Scott Jovane, 46 anni, direttore generale oltre che amministratore delegato di Rcs Mediagroup dal luglio 2012. Ieri su sua richiesta il Consiglio di Amministrazione del gruppo che edita tra gli altri il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport ha messo all’ordine del giorno l’attribuzione di un premio (o di un bonus, di un anno di stipendio) per lui e un’altra ventina di dirigenti”.
“Le voci – spiega il Comitato di redazione della Gazzetta dello Sport – parlano di una cifra di diversi milioni a fronte di risparmi per 92 realizzati sinora in un gruppo che deve far fronte a un pesante indebitamento nei confronti delle banche. Questo perché Pietro Scott Jovane ha raccolto nel 2012 la sfida di un gruppo che oltre ad affrontare la crisi economica e quella dell’editoria doveva anche coprire il buco clamoroso aperto nei conti dalle scelte del precedente amministratore delegato, Antonello Perricone, che ci ha salutati incassando una milionaria liquidazione e lauti premi. Gli stessi che ora il dottor Pietro Scott Jovane chiede per sé e i suoi collaboratori”.
Il merito? A giudizio del Cdr “non è quello di aver salvato il gruppo, e neppure quello di aver scoperto un nuovo filone di business. Ma solo il risparmio di alcuni milioni frutto di tagli alle spese, chiusure e cessioni di periodici e immobili (svenduta anche la storica sede del Corriere della Sera). Un anno fa Pietro Scott Jovane ha presentato un piano che prevedeva il taglio di 800 persone. E sta andando avanti. Per questo merita un premio, il minimo per chi ha uno stipendio di 550.000 euro per la carica di Direttore Generale cui si aggiungono i 200.000 per la carica di Ad. Del resto già nel 2012 per strapparlo alla concorrenza gli era stato concesso un bonus di ingresso da 300.000 euro che unitamente ai 375.000 di premio fisso aveva portato il suo stipendio a 1.066.000 euro per sei mesi”.
“Sono le regole del mercato: per avere l’Ad di Microsoft Italia – aggiunge il Cdr – gli azionisti avevano deciso che fosse giusto così. Peccato che a distanza di 21 mesi Rcs non sia riuscita a fare un solo passo avanti nonostante gli sforzi di tutti. Degli azionisti che hanno messo denaro fresco (magari non abbastanza), degli impiegati dei tipografi, i giornalisti e i tecnici. Solo un mese fa tutti i collaboratori della Gazzetta, un patrimonio del giornale e dei suoi lettori, hanno ricevuto una lettera che annunciava il taglio (il secondo in 14 mesi) dei loro compensi: la somma in questo caso è di 500.000 euro divisi per centinaia di persone che quotidianamente ci aiutano nella caccia e confezione di notizie. Saranno contenti di sapere che il loro denaro potrebbe finire nelle tasche dei dirigenti invece che in quelle delle banche che ce li chiedono”. 
La Gazzetta dello Sport con il Corriere della Sera e i lavoratori poligrafici ha immediatamente scritto e chiesto al Cda di Rcs MediaGroup (poi aggiornatosi sino a venerdì) di “cancellare il vergognoso ordine del giorno che contiene i premi. Oggi, i giornalisti di entrambi i quotidiani si riuniranno in assemblea straordinaria e la terranno aperta in attesa di una risposta da parte della proprietà, degli azionisti. Noi speriamo che anche loro ritengano di non poter accettare una richiesta simile che oltre a essere eticamente inaccettabile suona come una provocazione e una beffa nei confronti dei lavoratori del gruppo e di tutto il sistema Paese”.

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