ROMA – Botta e risposta al vetriolo tra due deputati giornalisti del Pd, Michele Anzaldi e Andrea Romano, ed i componenti di “Pluralismo e Libertà” dell’Esecutivo Usigrai, Elisa Billato e Americo Mancini,Ad accendere la miccia è il segretario della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Michele Anzaldi, che a commento di un video sulla puntata di ieri di “Tg2 Post”, attacca su Facebook: «Salvini scappa dalle domande di Report e si rifiuta di rispondere su Savoini. Mentre il giornalista di Rai3 chiede risposte, indovinate chi interviene a salvare il ministro, con un’altra domanda? La giornalista del Tg2 Spadorcia. Da non credere».
«La conduttrice Maria Antonietta Spadorcia – aggiunge Anzaldi – inventa i fantomatici sostenitori di una presunta “par condicio” tra il carabiniere ucciso e la foto dell’americano bendato per servire un assist propagandistico a Giorgia Meloni e al partito dell’odio: questa è informazione del servizio pubblico? O è disinformazione pagata con i soldi di tutti gli italiani? Dopo la finta intervista di Poletti a Salvini a “Uno Mattina”, altro episodio di servizio pubblico al servizio della destra».
Immediata la replica di Pluralismo e Libertà: «Il doppiopesismo di Anzaldi è veramente ridicolo. Questi attacchi al Tg2 sono ormai solo un’ossessione. L’articolo 21 della Costituzione vale per tutti i cittadini, politici e giornalisti compresi. Non ci sono colleghi di serie A o di serie B. Noi le domande ai politici le facciamo sia alle conferenze stampa che fuori dai palazzi, dal palco delle manifestazioni o tra il pubblico. Cosi come riteniamo che Salvini debba rispondere alle domande giornalisti così diciamo no al gioco al massacro messo in atto dal deputato Pd Michele Anzaldi, membro della Commissione di Vigilanza Rai, che si permette di dileggiare, con video montati ad arte e pubblicati sui social network, il lavoro dei colleghi della redazione del Tg2».
A giudizio di Elisa Billato ed Americo Mancini «questo catalogare i giornalisti in buoni e cattivi, per cui se non fai parte di una determinata area culturale, non hai il diritto di fare domande e il tuo intervento viene definito solo “spalla del comizio elettorale” francamente non ci appartiene. Anzaldi farebbe bene a non dimenticare il periodo in cui faceva comunicati per criticare i Tg che non elogiavano sufficientemente l’operato del governo Renzi».
I due componenti dell’Esecutivo Usigrai concludono affermando che «l’indipendenza dell’informazione, garanzia del servizio pubblico, non è prerogativa ideologica o culturale, non è nemmeno un marchio di fabbrica, viene garantita da precise regole deontologiche e dalla preparazione e correttezza di ciascun collega Rai».
A dare man forte ad Alzaldi, è il suo compagno di partito Andrea Romano, deputato e direttore di “Democratica”, il giornale online del Partito Democratico. «Pluralismo e libertà che oggi accusa il deputato democratico Michele Anzaldi di doppiopesismo (in riferimento al periodo in cui al governo c’erano Pd e Renzi), dovrebbe spiegare perché in quel periodo l’Agcom, che del pluralismo nel servizio pubblico è arbitro, non ha mai rilevato scorrettezze e squilibri, come invece avviene in questo periodo dove imparzialità e pluralismo sembrano totalmente dimenticate».
«Allo smemorato non di Collegno, ma Romano – replicano Billato e Mancini – ci permettiamo sommessamente di ricordare questa data: 19 ottobre 2016. Rapporto dell’Agcom di 110 pagine. Troppo Renzi e troppo governo in tv sul referendum e l’invito formale alla Rai a riequilibrare. Non abbiamo altro da aggiungere».
Nella polemica interviene anche il deputato Massimiliano Capitanio (Lega), segretario della Commissione di Vigilanza Rai, ricordando che «il giornalismo e la libertà di informazione sono temi troppo seri per rincorrere
quotidianamente le agenzie del Pd».
«Mentre la Lega – osserva Capitanio – organizza tavoli di lavoro contro la crisi del settore e a difesa dei posti di lavoro, i rappresentanti del Partito Democratico come Anzaldi e Romano umiliano il diritto di cronaca, montando da una parte casi inesistenti su Matteo Salvini, che da sempre è a disposizione di tutti i giornali, e dall’altra parte invocando la fantomatica neutralità di Agcom nominata da Renzi e compagni. Solo chi è in malafede – conclude Capitanio – può pensare che Salvini e il TG2 siano contro la libertà di stampa; ben più preoccupante è l’atteggiamento di Andrea Romano che alla Camera voleva impedire di parlare e lavorare a una deputata in stato di gravidanza». (giornalistitalia.it)