MILANO – Il best seller di Lorenzo Del Boca – giornalista, storico, presidente emerito dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione della Stampa – sul conflitto mondiale del 1914-1918, “Grande guerra, piccoli generali”, viene pubblicato, a puntate, su Libero. Il primo “numero” è in edicola straordinariamente da lunedì e continuerà per sei giorni la settimana (lunedì escluso) per un’ottantina di puntate fino alla prima settimana di novembre.
La data della prima uscita ha coinciso con la ricorrenza dei cento anni dello scoppio della guerra. Il 28 luglio, infatti, l’Austria-Ungheria dichiarò aperte le ostilità con la Serbia. Nelle intenzioni di Vienna, doveva trattarsi di una ritorsione per vendicare l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono e di sua moglie Sofia, avvenuto a Serajevo il mese precedente, il 28 giugno. Sembra che ritenessero possibile risolvere la questione in poco tempo e a livello locale. In realtà la contesa prese dimensioni planetarie.
La Russia non accettò l’ultimatum ai “fratelli” dei Balcani e scese in campo contro l’Austria. La Germania corse in soccorso degli amici tedeschi. La Francia non si tirò indietro e dichiarò guerra a Vienna e Berlino. E, dopo pochi giorni, anche la Gran Bretagna entrò a piedi giunti nel conflitto.
L’Italia che faceva parte della “Triplice” (alleanza, in verità abbastanza incoerente, con Austria e Germania) dapprincipio, si professò neutrale. In realtà, fin da subito, brigò sull’asse Parigi – Londra per spostare il proprio baricentro di 180 gradi. Il governo di Roma accettò di tradire i vecchi impegni per assumerne dei nuovi diametralmente opposti. Anzi, per una ventina di giorni, l’Italia si trovò alleata con tutti perché non aveva ancora disdetto la sua adesione alla “Triplice” ma aveva già firmato il “Patto” con Francia e Inghilterra.
Per cinque milioni di italiani che furono costretti a correre al fronte, per la maggior parte contadini, si trattò di un calvario di sofferenze e di dolore che la storia ancora fatica a riconoscere.
Tenta di descriverli Lorenzo Del Boca, mettendo in luce episodi di tragica imbecillità dei generali che obbligarono quei poveri ragazzi a fatiche sovrumane e a sacrifici ingiustificati. La statistica dice: 600 mila morti e un milione di feriti. Ma già i numeri nascondono un imbroglio perché, al rientro dal fronte, senza braccia, senza gambe, ciechi, storpiati, quei disgraziati non avevano la possibilità di sopravvivere.
Entro cinque anni dalla fine della guerra, il novanta per cento di quel numero indicato come “feriti” era morto. Dunque la guerra costò all’Italia un milione e mezzo di morti. E 40 mila di quei ragazzi finirono in ospedali psichiatrici dai quali non riuscirono più a uscire. Dissero che erano “scemi di guerra” e, in effetti, la pazzia l’avevano coltivata nel fango delle trincee.
“Grande guerra, piccoli generali” era stato edito da Utet nel 2007 e aveva avuto un discreto successo di pubblico. Del libro erano state stampate tre edizioni alle quali era seguito un pocket. A settembre è prevista una ristampa con nuova copertina.
Adesso, fra tanta retorica che già si profila all’orizzonte, Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ha scelto di informare i suoi lettori con un racconto meno agiografico, forse più brutale, ma anche più vero. Nella prima pagina del quotidiano compare ogni volta un richiamo all’iniziativa e nelle pagine centrali, in modo che possano essere facilmente staccate per disporle in un raccoglitore, quattro facciate prese dai capitoli di Del Boca.
In edicola con il quotidiano il best seller del giornalista e storico piemontese