NAPOLI – La Fondazione Teatro San Carlo di Napoli indice una procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami, “per l’eventuale assunzione a tempo indeterminato nel ruolo (1 posto) da assegnare al profilo professionale di «Addetto Ufficio Stampa, Assistente alla Comunicazione ed Edizioni» con inquadramento nel livello II dell’area tecnica amministrativa del Ccnl vigente per il personale dipendente dalle Fondazioni liriche e sinfoniche”. Le domande, da inviare esclusivamente per posta elettronica certificata, dovranno pervenire entro venerdì 26 luglio 2019.
Letta così, sarebbe davvero una bella notizia. Il prestigioso Teatro San Carlo di Napoli, fondato nel 1737, bandisce un concorso pubblico per assumere, a tempo indeterminato, un giornalista per l’Ufficio Stampa. Leggendo il bando, però, saltano agli occhi tante, troppe, “condizioni” che non convincono. Non si comprende, infatti, se la Fondazione Teatro San Carlo cerchi davvero un professionista competente o se voglia semplicemente qualcuno che risponda a determinati requisiti.
Sebbene nel bando sia specificato che “le attività saranno svolte sempre in relazione e in qualità di coadiuvante del capo ufficio stampa”, tra i requisiti viene, infatti, richiesta l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti da almeno 10 anni. A parte che l’anzianità di iscrizione all’Albo professionale non è sinonimo di evoluzione professionale se si considera, addirittura, che nel caso specifico viene richiesta esclusivamente l’iscrizione nell’elenco pubblicisti. Ergo: non serve un professionista esperto, ma un pubblicista (poco importa se nella vita si occupa di tutt’altro) iscritto all’Albo da almeno 10 anni. “Anzianità”, tra l’altro, addirittura raddoppiata rispetto al bando scaduto nel 2016, quanto il San Carlo cercava un giornalista (senza specificare se professionista o pubblicista) iscritto all’Albo da almeno 5 anni.
Inoltre, adesso, il San Carlo vuole il pubblicista con iscrizione decennale, laurea in discipline umanistiche “preferibilmente lettere, con indirizzo musicale storico artistico”, con “ottima e comprovata conoscenza della lingua inglese”, con “esperienza pluriennale continuativa di ufficio stampa, comunicazione ed edizione in Fondazioni lirico-sinfoniche, enti ed istituzioni culturali importanti (enti turistici, musei, festival, orchestre, etc.)” e – udite, udite – “esente da difetti o imperfezioni che possano limitare il pieno ed incondizionato espletamento, in sede e fuori sede, delle mansioni previste dai Contratti Collettivi di Lavoro per i dipendenti dalle Fondazioni lirico-sinfoniche, nonché il relativo rendimento professionale”.
“Insindacabile”, naturalmente, il giudizio della Commissione che “ha la facoltà” di “richiedere l’esecuzione totale o parziale del programma nonché di interrompere l’esame in qualunque momento e di riprenderlo in data successiva”.
Il programma di esame prevede l’attribuzione di massimo 10 punti per i titoli (con 0,15 per ogni mese o frazione a chi ha già lavorato alla Fondazione San Carlo).
Anche nel 2016 all’aspirante addetto stampa veniva richiesto “un titolo di studio preferibilmente in Lettere Moderne con indirizzo Musica/Spettacolo (laurea vecchio ordinamento oppure magistrale o specialistica)” e addirittura che avesse “sostenuto l’esame di Storia della Musica”. Ma, soprattutto, che “il candidato dovrà avere buone capacità di comunicazione ed essere dotato di innata gentilezza e affabilità per il lavoro di relazioni, che l’incarico richiede”.
Quello che il bando non specifica è se il lavoro in questione al Teatro San Carlo dovrà essere svolto o meno sul palco. Oltre che un pugno in faccia alla professionalità di tanti giornalisti, soprattutto giovani, che credono ancora nel valore della cultura e della meritocrazia, il bando di questo concorso sembra, infatti, l’ennesimo copione di una sceneggiata. Una commedia tragicomica che, per la posta in gioco – un lavoro da giornalista e non da comparsa –, non rende certo onore alla migliore tradizione napoletana. (giornalistitalia.it)
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Il bando