ROMA – “Con un intervento dell’ultimo minuto è stato nuovamente modificato, su richiesta del Mef, l’emendamento a favore dell’lnpgi creando incertezza e confusione”. Lo afferma l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, presieduto da Marina Macelloni e Giuseppe Gulletta, secondo il quale “se da una parte si dice che l’Inpgi ha 12 mesi di tempo per approntare interventi che siano efficaci per la stabilità di medio-lungo periodo, dall’altra si sospende il possibile ricorso al commissariamento solo fino al 31 ottobre 2019. Come se fosse possibile per il Cda dell’Istituto, che non si è mai sottratto alle proprie responsabilità e continuerà a farlo, fare un lavoro serio in poco più di tre mesi”.
“E ancora, da una parte – sottolinea l’Inpgi – si riconosce la validità della strada di ampliamento della platea degli iscritti, ma dall’altra si stanziano le risorse per attuarla solo a partire dal 2023”.
“Non vorremmo che dietro queste evidenti contraddizioni – denuncia l’Inpgi – ci sia un unico obiettivo: colpire i giornalisti e l’intero settore editoriale attraverso la figura di un commissario che tagli tutele e welfare di un’intera categoria e finisca per deprimere ancora di più il sistema dell’editoria al quale l’lnpgi ha garantito finora un sostegno decisivo”.
Dal canto suo, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, afferma che “il nuovo emendamento sull’Inpgi, approvato dalla commissione Bilancio della Camera a meno di 72 ore dal via libera al precedente, è la conferma della volontà di una parte della maggioranza di governo di colpire l’informazione, i giornalisti e l’autonomia del loro Istituto di previdenza”.
“Se l’obiettivo è quello di aprire una resa dei conti senza precedenti, ricorrendo magari fra qualche mese alla figura di un commissario, si tratta – aggiunge – di un’operazione pericolosa quanto inutile perché, come riconosce chiaramente il testo dello stesso emendamento, la messa in sicurezza dell’Istituto passa attraverso l’allargamento della platea degli iscritti ad altre figure di professionisti del settore. È un passaggio imprescindibile anche rispetto ad altri auspicati interventi, ai quali il Cda dell’Istituto non si è mai sottratto e che andrebbero adottati soltanto dopo averne verificato la rispondenza alle leggi e ai principi costituzionali. Ogni altra ipotesi – conclude Lorusso – appartiene a forme di propaganda e di demagogia d’accatto che esprimono bene lo spirito dei tempi”.
Il presidente del Consiglio nazionale dell‘Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, sottolinea invece che “i cambiamenti nel giornalismo determinati dalle nuove tecnologie sono tumultuosi e hanno ingenerato, con la polverizzazione dell’offerta editoriale, una crisi senza precedenti”.
“Da mesi – ricorda Verna – si discute sulle difficoltà dell’istituto di previdenza di categoria, ma la montagna ha partorito un topolino nel segno dell’illogicità. Nella conversione del dl crescita da un lato si danno all’Inpgi 12 mesi di tempo per apportare interventi efficaci, dall’altro si sospende per poco più di cento giorni, fino al 31 ottobre, il possibile commissariamento, che evidentemente non è un rimedio al problema ma solo la sostituzione del soggetto che deve risolverlo, sapendo che chiunque senza un allargamento della platea dei contribuenti non potrà farlo. Troppe cose contro il giornalismo inquietano e chiamano a una risposta anche i cittadini che hanno il diritto ad essere informati”. (giornalistitalia.it)
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