Che fosse solo una trovata pubblicitaria di cattivo gusto nessun dubbio, ma...

Cdr l’Unità a Belpietro: “C’è Verità e verità”

Maurizio Belpietro

ROMA – Che l’infelice trovata di Guido Stefanelli di mandare in edicola l’Unità con la firma del direttore responsabile Maurizio Belpietro fosse un’operazione pubblicitaria, nel tentativo di trovare qualcuno disposto a sborsare una decina di milioni di euro per acquisire la testata, non occorreva certamente la sfera magica per capirlo. Come evidenziato ieri da Giornalisti Italia, per cedere la testata l’editrice “la Piesse” di Guido Stefanelli e Massimo Pessina pretenderebbe, infatti, 10 milioni di euro, tant’è che recentemente avrebbe giudicato insufficiente una proposta di 5 milioni.

Guido Stefanelli

Oggi a contestare la scelta è il Comitato di redazione de l’Unità con una lettera aperta a Maurizio Belpietro. «Egregio direttore, avremmo di gran lunga preferito – esordisce il Cdr – restare nel silenzio che ci accompagna da ormai due anni, ma nostro malgrado ci vediamo obbligati a replicare alle affermazioni con le quali da due giorni si erge a paladino della libertà di stampa trattando noi come irriconoscenti e snob».
«Il problema, che ci pare doppiamente grave per chi dirige un quotidiano che si chiama “La Verità”, è che – denuncia il Cdr – lei dice falsità. L’Unità, infatti, è andata in edicola anche nel maggio 2018 per salvare la testata dall’estinzione e ci è andata senza il bisogno del suo caritatevole e illuminato soccorso. Ci è andata perché allora come adesso ha un “regolare” direttore, che di norma cura l’ufficio stampa dell’editore. Lo stesso direttore che per un anno si è presentato ai tavoli di trattativa finalizzati alla riapertura e che ha lavorato in redazione con i colleghi richiamati dalla Cig fino a due minuti prima che il suo nome sparisse dalla gerenza».
«La verità, con la lettera minuscola, è che – sottolinea il Comitato di redazione – inserire surrettiziamente il suo nome in gerenza quando il giornale era praticamente chiuso e stava andando in stampa è servito evidentemente a scopi che in buona parte ci sfuggono, ma di cui però comprendiamo benissimo il senso politico. E pubblicitario, visto che per due giorni di questa vicenda si è parlato ovunque. Solo che al contrario degli editori dell’Unità e suo, di questa pubblicità noi avremmo fatto volentieri a meno. Perché per quanto ci riguarda non c’è operazione, di sciacallaggio politico o di volgare promozione, che legittimi quello che continuiamo a ritenere un affronto alla storia dell’Unità e al suo passato culturale e politico. E alla nostra, di storia».

Massimo Pessina

«Tornando alla verità, sempre con la lettera minuscola, à falso – sostiene il Cdr – anche quello che afferma spiegando che “gli articoli dell’Unità sono scritti da giornalisti dell’Unità”. Piuttosto curioso, infatti, che all’ultimo secondo disponibile e senza che nessuno dei colleghi chiamati a lavorare ne sapesse niente nella prima pagina del giornale sia apparso un articolo vagamente incensatorio nei confronti di Matteo Salvini che faceva esplicito riferimento ad un pezzo contenuto su La Verità. Una operazione promozionale della quale, francamente, dubitiamo lei non fosse a conoscenza. E qui torniamo al principio, che vorremmo fosse anche la fine. Ha avuto la sua pubblicità gratuita gentilmente concessa dall’editore dell’Unità ai danni della storia dell’Unità, non pensi di farsene altra a danno nostro. Siamo pronti a rispondere a ulteriori atti denigratori, anche per le vie legali, potendo dimostrare con documenti incontrovertibili la verità dei fatti».
«Con l’editore – incalza il Cdr de l’Unità – ci vedremo nelle sedi opportune per fare chiarezza delle sue azioni, non vorremo dover incontrare anche lei in tribunale. A proposito, posto che nella lettera di nomina inviata dall’azienda non risulta che il mandato da direttore dell’Unità abbia un termine, lei è ancora in carica o si è dimesso? E riveste il ruolo di direttore responsabile come scritto in gerenza o quello di direttore editoriale (figura non essenziale ai fini della pubblicazione, a ulteriore dimostrazione del bluff) come ha comunicato l’azienda al comitato di redazione?».(giornalistitalia.it)

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