ROMA – Il Consiglio Generale dell’Inpgi, riunito oggi a Roma, ha approvato il Bilancio Consuntivo 2018 della Gestione Principale (47 favorevoli, 4 contrari, 1 astenuto) e della Gestione Separata (43 favorevoli e 3 astenuti).“I numeri del bilancio consuntivo 2018 sono leggermente migliori rispetto a quelli dell’assestato approvato pochi mesi fa sia per il risultato della gestione previdenziale (-147,6 milioni anziché -167,1 milioni) sia per il risultato economico (-161,3 milioni anziché -175,4 milioni). Ma le dinamiche di fondo del nostro istituto restano immutate e non rassicuranti soprattutto per quanto riguarda le entrate da contributi”.
Nell’illustrare i dati che spiegano questo andamento, il presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, ha evidenziato che il 2018 si chiude con una perdita di 871 rapporti di lavoro attivi: 228 pensionamenti e 623 contratti a termine scaduti e non rinnovati, licenziamenti e mancate riassunzioni. Le nuove assunzioni a dicembre 2018 sono state 982 (1100 nel 2017). Le nuove pensioni registrate in totale nel 2018 sono state 342 contro le 538 del 2017.
La prima cosa che emerge dall’analisi di questi dati è che la riforma messa a punto nel 2016 e pienamente in vigore dal 2017 già porta i primi risultati positivi sul fronte delle uscite per pensioni che frenano vistosamente. “È stato un percorso doloroso che ha comportato sacrifici per tutte le categorie di iscritti, – ha affermato il presidente dell’Inpgi – ma che evidentemente era indispensabile e adeguato ai tempi”.
Si registra anche un calo della spesa per ammortizzatori sociali anche questo dovuto non certo all’esaurirsi della crisi strutturale dell’editoria ma agli effetti della riforma della legge 416 che ha reso più stringente l’accesso agli stati di crisi.
“Tutto questo però – ha aggiunto la Macelloni – non è sufficiente a riportare i conti dell’Istituto in zona-sicurezza: avevamo sempre sostenuto chiaramente che nessuna riforma sarebbe stata di per se’ sufficiente senza una vera ripartenza del mercato del lavoro giornalistico che noi non possiamo certo stimolare ne’ tantomeno governare. E questa ripartenza, almeno nelle forme tradizionali conosciute finora, non si vede ne’ si può immaginare in un futuro prossimo. Lo dimostrano chiaramente i dati sulle nuove assunzioni dell’anno, praticamente ferme”.
Con questo trend l’erosione del patrimonio dell’Inpgi rischia di estinguersi tra il 2027 e il 2028. È per questo che da oltre un anno il Consiglio di amministrazione sta lavorando insieme ai Ministeri vigilanti e con il supporto delle Parti sociali, degli enti della categoria e delle casse che con noi fanno parte dell’Adepp, all’obiettivo di allargare la platea degli iscritti. La sfida è quella di mantenere l’autonomia dell’ente, la sua storia, il suo sistema di tutele e welfare e allo stesso tempo rappresentare meglio i cambiamenti che la nostra professione sta attraversando, come molte altre, nell’ecosistema digitale.
Ricordando che nel 1987 sono stati iscritti i praticanti e i telecineoperatori, nel 2001 i pubblicisti e nel 2003 i giornalisti degli uffici stampa pubblici e privati, per un totale di oltre 11mila iscritti, la trattativa in corso con il Governo è, dunque, finalizzata ad ottenere una norma che ci consenta di iscrivere i comunicatori pubblici e privati (circa 14mila persone) e le nuove figure professionali legate al web. Una soluzione che, secondo le relazioni attuariali consegnate ai ministeri e alla Corte dei Conti arresterebbe l’erosione del patrimonio e, dopo alcuni anni di sofferenza, riporterebbe i conti dell’istituto in sicurezza in maniera stabile e duratura.
Il totale dei contributi accertati nel 2018 ammonta complessivamente a 407,932 milioni di euro (-0,99% rispetto al 2017), di cui 341,30 per Ivs corrente (+0,33% rispetto al consuntivo precedente).
La massa retributiva imponibile di competenza denunciata dalle aziende è, invece, passata a 1.001,0 milioni del 2017 a 1.000,8 milioni, con una diminuzione di 0,2 milioni pari allo 0,2%.
La contrazione dei ricavi deriva dalla diminuzione dei rapporti di lavoro in essere che – alla data di redazione della presente relazione – passano dai 15.771 del 2017 a 14.870 dell’anno in corso (- 5,71%) cui è seguita la riduzione della massa retributiva imponibile – con conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà, Cigs, esodi incentivati, prepensionamenti). I lavoratori attivi sono pari nel 2018 a 14.731 registrando rispetto al 2017 una diminuzione di 871 unità (-5,58%).
Per quanto riguarda, invece, i ricavi riferiti agli accertamenti dei contributi degli anni precedenti, questi ammontano a 9 milioni di euro in linea con l’anno precedente, di cui 2,6 derivanti da attività ispettiva e 6,2 milioni di euro da quanto recuperato in via amministrativa dal Servizio Entrate Contributive. L’azione di recupero dell’Ente, peraltro, è sempre più orientata a sondare ambiti e settori di informazione anche diversi da quello dell’editoria intesa in senso tradizionale, per conseguire l’obiettivo di far emergere fenomeni sconosciuti all’Istituto e, soprattutto, di monitorare come evolve e si manifesta la professione.
Il dato delle uscite previdenziali evidenzia che la spesa per i trattamenti pensionistici per Ivs ammonta nel 2018 a 528 milioni di euro, con un incremento – rispetto al 2017 – del 3,28%, pari a circa 16,7 milioni di euro.
La ripartizione dei trattamenti pensionistici alla data di chiusura di bilancio ha riguardato 7.239 trattamenti di pensioni dirette (7.114 nel 2017) e 2.329 trattamenti erogati ai superstiti (2.284 nel 2017) per un totale di 9.568 trattamenti (9.398 nel 2017).
Il rapporto tra gli iscritti attivi ed i pensionati nel 2018 continua a scendere, passando dal 1,66 del 2017 all’ 1,54 del 2018, mentre il rapporto tra uscite per pensioni Ivs ed entrate per contributi Ivs correnti passa dal 150,21 del 2017 al 154,63 del 2018.
Anche per l’esercizio in esame, il perdurare della crisi editoriale in atto ha determinato il ricorso agli strumenti di ammortizzazione sociale, con un costo complessivo che – nonostante il risparmio derivante dalla diminuzione di tutti i trattamenti – è stato comunque pari a 16 milioni di euro nel 2018 (rispetto ai 24,2 dell’esercizio precedente).
Questa, nel dettaglio, la spesa sostenuta dall’Ente per gli ammortizzatori sociali: per la disoccupazione pari a 10,6 milioni di euro con una diminuzione del 12,34%; per la solidarietà pari a 3,1 milioni di euro con una diminuzione del 62,82%; per la cassa integrazione pari a 2,2 milioni con una diminuzione del 37,28%; per la mobilità pari a 105 mila euro in diminuzione del 24,14%.
La gestione previdenziale e assistenziale nel suo complesso continua a registrare, quindi, anche nel 2018 un risultato negativo pari a 148 milioni di euro, rispetto ai 134 milioni del 2017.
Per quanto riguarda la gestione patrimoniale nel suo complesso, l’avanzo del 2018 è pari a 27,6 milioni di euro, in riduzione di 37 milioni (pari al -57,26%) rispetto all’esercizio precedente, per effetto del mancato realizzo delle plusvalenze derivanti dall’apporto al Fondo Inpgi “Giovanni Amendola”, e della riduzione dei canoni di locazione conseguente agli apporti degli immobili.
La spesa complessiva sostenuta dall’Istituto nel 2018 per i costi di struttura è pari a 23,7 milioni di euro, in riduzione di 0,3 milioni (-1,35%) rispetto all’anno precedente.
Relativamente a tali costi la spesa complessiva sostenuta per il Personale (200 dipendenti di cui 1 a tempo determinato rispetto ai 203 del 2017) nel 2018 è stata pari a 16,3 milioni di euro, in diminuzione (-2%) rispetto ai 16,7 milioni dell’anno precedente. (giornalistitalia.it)
Gestione Separata: solidità del sistema nel lungo periodo
Il 2018 si conferma ancora un anno positivo per la Gestione separata, anche se il risultato economico dell’anno è in calo rispetto all’esercizio precedente, in quanto influenzato dalla gestione patrimoniale che ha risentito dell’andamento dei mercati – tra l’altro già completamente recuperato nei primi mesi del 2019 – e di alcune svalutazioni prudenziali sul portafoglio. Ma l’andamento caratteristico della Gestione resta positivo con numeri in crescita per gli iscritti e per i ricavi da contributi.
Per il Comitato amministratore della Gestione Separata (Ezio Ercole, Vittorio Falco, Orazio Raffa, Nicola Chiarini, Massimo Marciano, oltre al presidente Marina Macelloni, al vicepresidente Giuseppe Gulletta ed ai rappresentanti ministeriali Mauro Marè del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Antonio Funiciello della Presidenza del Consiglio dei Ministri) “dobbiamo prepararci a considerare questa Gestione una parte sempre più rilevante della nostra attività e impegnarci, seguendo l’esempio delle altre Casse, ad intervenire in maniera attiva per dare risposte concrete ai colleghi autonomi iscritti al nostro Istituto”.
Il via libera alla delibera che consente il rimborso dell’iscrizione alla Casagit di oltre 6 mila colleghi è solo un primo passo di questo impegno. L’iniziativa parte da lontano, dal 2015, dal precedente Comitato amministratore e dai presidenti dell’Inpgi e della Casagit, Andrea Camporese e Daniele Cerrato.
“Noi – sottolinea il Comitato amministratore – abbiamo portato a termine il lavoro e nelle prossime settimane l’operazione partirà concretamente. A questa iniziativa ne seguiranno altre, una volta che ci sarà approvato anche il nuovo Regolamento, con l’obiettivo di strutturare un welfare sempre più mirato alle esigenze di una categoria che cambia. Anche questa Gestione è pronta, se il percorso normativo andrà a buon fine, ad accogliere nuovi iscritti. La nostra sfida sarà quella di interpretare al meglio queste profonde trasformazioni, farle nostre e adattare in tempo reale i nostri interventi alle esigenze che cambiano. Questa è la nostra più grande ricchezza”.
I numeri della Gestione Separata si presentano positivi anche per il 2018. La gestione non mostra alcun segnale di sofferenza. L’andamento del numero degli iscritti, del rapporto tra iscritti e prestazioni e dell’avanzo di gestione testimonia la solidità del sistema nel lungo periodo.
L’avanzo economico di gestione per l’esercizio 2018 è risultato pari a 30,6 milioni di euro, in diminuzione del 36,7% rispetto a quello registrato nell’anno precedente.
La composizione degli iscritti è così rappresentata: per i libero professionisti, alla data di chiusura di bilancio risultano iscritti, con obbligo di comunicazione reddituale, 19.969 giornalisti (anno precedente 19.829 iscritti). Il reddito medio pro-capite risulta pari ad euro 14.949 (anno precedente euro 14.366), mentre la massa retributiva imponibile ai fini del contributo soggettivo, è risultata pari a 168,917 milioni (anno precedente 165,755 milioni).
Per quanto riguarda, invece, le Collaborazioni coordinate e continuative, nel corso dell’anno in esame i rapporti di collaborazione registrati hanno riguardato 7.177 giornalisti, (anno precedente 7.530). Il reddito medio pro-capite annuo è risultato pari ad euro 8.822 (anno precedente euro 8.510), mentre la massa retributiva imponibile è risultata pari a 63,315 milioni (anno precedente 64,080 milioni).
La Gestione Previdenziale ha registrato un avanzo pari a 43,2 milioni, in diminuzione (-1,62%) rispetto all’anno precedente, per effetto della contrazione della contribuzione obbligatoria e dell’incremento dei trattamenti pensionistici.
In particolare i ricavi della Gestione Previdenziale e assistenziale sono stati pari a 50,9 milioni in aumento del 1,33% rispetto al 2017, e sono stati influenzati dall’incremento dei ricongiungimenti dei periodi assicurativi per le collaborazioni coordinate e continuative. I ricavi per sanzioni ed interessi ammontano complessivamente a 1,8 milioni.
I costi della Gestione Previdenziale risultano complessivamente pari a 7,7 milioni, in aumento del 21,6% rispetto all’esercizio precedente.
Si evidenzia che la spesa per Pensioni Ivs è risultata pari a 2,4 milioni, in aumento per 0,3 milioni (+15,74%), rispetto all’anno precedente. L’incremento percentuale risulta del tutto relativo rispetto all’esiguità delle prestazioni pagate in virtù della costituzione della gestione risalente al 1996.
L’avanzo della Gestione Patrimoniale, pari a 8,8 milioni, risulta in aumento per 1,3 milioni (17% rispetto al precedente esercizio), quale effetto principale della riduzione degli oneri tributari del portafoglio mobiliare.
I costi di struttura, nel 2018, sono stati pari a 4,4 milioni, con un decremento del 7,39% rispetto all’esercizio precedente.
Dopo la destinazione dell’avanzo di gestione pari a 30,629 milioni, il patrimonio netto ammonterà a 632,911 milioni di euro, sufficienti a soddisfare ampiamente le annualità di riserva previste dalla legge. (giornalistitalia.it)