ROMA – All’inizio del suo mandato, in quella sua prima visita di buon’ora e a sorpresa a Saxa Rubra, Luigi Gubitosi si rese subito conto della necessità di mettere mano all’informazione Rai. E non ne fece mistero, avviando il progetto di digitalizzazione dei tg. Dopo l’ammodernamento tecnologico, che sta andando avanti, sembra scoccata l’ora della fase più complessa, quella della trasformazione dell’assetto storico dei tg per dire addio alla nota tripartizione ora che gli “editori di riferimento” Dc, Psi e Pci non esistono più.
E’ una settimana calda quella che si apre oggi: mercoledì è in programma un riunione informale del consiglio di amministrazione, prima della seduta di giovedì in cui dovrebbe essere illustrato il piano. Già nell’ultima riunione del cda il direttore delle Risorse Umane, Valerio Fiorespino, e quello dello Sviluppo Strategico, Carlo Nardello, (che lavorano al dossier insieme al presidente della scuola di Perugia, Nino Rizzo Nervo) avevano illustrato gli obiettivi della riforma: creazione di sinergie tra le testate per evitare che su un singolo servizio si trovino diverse telecamere Rai e caratterizzazione, con una precisa mission, dei vari tg.
L’anacronismo dell’attuale organizzazione è stato sottolineato più volte anche da esponenti del governo, che dopo le vacanze estive prenderà in mano il dossier Rai avviando le consultazioni in vista del rinnovo della concessione. Il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, inoltre, non ha mancato di mettere in rilievo, nei suoi studi, l’alto numero di graduati tra i giornalisti Rai e i conseguenti costi aggiuntivi, figli della politicizzazione delle redazioni.
L’obiettivo è ora dare una mission precisa ai tre tg nazionali, procedendo anche a una riduzione delle numero delle testate. Ed è allo studio anche l’eliminazione delle edizioni più brevi dei telegiornali. Il Tg1 dovrebbe mantenere il suo carattere istituzionale e per questo potrebbe inglobare Rai Parlamento, il Tg2 potrebbe specializzarsi sull’approfondimento, il Tg3 sull’informazione regionale e internazionale.
Tra le ipotesi, messe da parte le voci di matrimonio tra Rainews e Tg2 o Tg3, spunta ora l’idea di un’integrazione tra Rainews e Tgr, che diventerebbe così la testata più grande della tv pubblica, garantendo quelle sinergie che rientrano tra gli obiettivi del piano. Tra mercoledì e giovedì il vertice dovrebbe incontrare anche l’Usigrai e lì si farà anche il punto sugli organici.
Tra le otto testate Rai: il Tg1 ha circa 160 giornalisti, il Tg2 150, il Tg3 130, Rainews24 (dopo la fusione con Televideo) 190, la Tgr 700, il Giornale Radio (ora unito a Gr Parlamento) 220, Rai Parlamento 50 e RaiSport 120. Giovedì il piano dovrebbe essere solo illustrato per poi tornare in consiglio dopo l’estate. Prima di allora si attende anche la decisione sul conduttore di Ballarò: il programma di Rai3 Millennium è parso a molti un test per la conduttrice Mia Ceran e i risultati di ascolto per il momento non sembrano sorriderle. (Ansa).
Settimana calda a Saxa Rubra: nel mirino i “figli della politicizzazione delle redazioni”