Il segretario generale Vetere agli Stati generali: “Sostenere piccole e medie aziende”

Uspi: “Lo Stato si faccia garante del pluralismo”

Francesco Saverio Vetere, segretario generale dell’Uspi

ROMA – “Per l’editoria piccola e media, territoriale, le cooperative, sarà imprescindibile per un po’ il sostegno pubblico”. Lo ha ricordato, oggi a Roma, il segretario generale dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere che rappresenta la stampa periodica di informazione locale, di nicchia, ma anche giornali digitali come il The Post Internazionale, Fanpage, CityNews e tanti altri (circa tremila testate) sparsi su tutto il territorio italiano.
Vetere ha ricordato che “il bisogno di informazione non è diminuito, anzi è aumentato, solo che si va spostando sui nuovi mezzi”. La realtà è che – ha sottolineato – “il 68% degli editori digitali fattura sotto i 100 mila euro, soltanto il 7% oltre 1 milione di euro e l’87% dell’editoria digitale è gratuita”.
Di fronte a questo scenario “non ci sono possibilità di sviluppo”, gli editori puri sono costretti a chiudere e “le testate che rimangono in piedi si raggruppano, creando oligopoli”.
Secondo Vetere occorre, dunque, agire come si fece con il “contributo carta negli ’80”, cioè creando “un regime di sovvenzione di cinque anni per rendere questi editori progressivamente indipendenti”.
“Importante – ha sottolineato il segretario generale dell’Uspi – è il ruolo dello Stato nel settore dell’informazione. Oggi, però, ci sono ancora due opposte visioni. Da una parte quella liberale che pensa che il fenomeno della comunicazione sia di pertinenza della società civile e che lo Stato non debba intervenire, dall’altra quella italiana in cui il settore dell’informazione è visto come servizio pubblico. Lo Stato ha, in quest’ultimo caso, il dovere di porsi come garante del pluralismo, ma se intende farlo deve agire concretamente”.
“Ci si interroga, inoltre, sul ruolo dell’editore puro. Quest’ultimo non può sopravvivere senza l’intervento dello Stato. Si possono fare grandi teorie, ma poi le imprese falliscono e anche gli editori puri. Infatti molte testate chiudono e molte si raggruppano. Il problema, però, è che ancora non si riesce a capire il ruolo dello Stato nel settore e non si riesce a declinarlo correttamente. Per qualche anno sarebbe bene ritornare per la piccola e media editoria al sistema precedente e sarebbe necessario promuovere nuove agevolazioni per i contratti. Ciò che è importante fare – conclude Vetere – è proteggere il sistema delle aziende e i lavoratori”. (giornalistitalia.it)

 

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