PALERMO – «Nel “sistema” Montante i giornalisti o erano amici o nemici. Ci sono stati colleghi che l’hanno sostenuto in cambio di qualche segno di attenzione: la pubblicazione di un libro o un invito ai tavoli che contavano. Altri hanno tenuto la schiena dritta e hanno fatto il loro dovere e sono finiti nel “libro nero”, spesso subendo vere e proprie azioni di dossieraggio».
È il quadro fatto dal presidente dell’Antimafia regionale (e giornalista, ndr) Claudio Fava sui rapporti tra il mondo dell’informazione e Antonello Montante, ex presidente di Sicindustria sotto processo per corruzione.
La commissione Antimafia all’Ars ha votato all’unanimità la relazione fatta in un anno di audizioni e acquisizioni di documenti sul cosiddetto “sistema Montante”.
L’imprenditore nisseno avrebbe avuto a libro paga esponenti istituzionali, delle forze dell’ordine e dell’informazione riuscendo a mettere su, grazie alle informazioni ricevute, un enorme archivio usato per ricatti e per acquisire notizie sulle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa aperte a suo carico nel 2014 dalla procura di Caltanissetta.
«Viene fuori – ha spiegato Fava – una luce opaca sul mondo dell’informazione anche se diversi colleghi hanno fatto il loro dovere». Fava ha stigmatizzato l’assenza di controlli, in passato, su violazioni deontologiche da parte dei giornalisti. (ansa)
Fava: “C’è chi l’ha sostenuto per un invito ai tavoli e chi ha tenuto la schiena dritta”