ROMA – Si celebra in tutto il modno il “Nelson Mandela Day”. Il leader sudafricano in prima fila nella lotta contro l’apartheid è nato il 18 luglio 1918 e oggi avrebbe compiuto 96 anni. Google, il motore di ricerca, celebra questa giornata con un “doodle” speciale (il logo col quale si apre la pagina del motore web): si tratta di un’animazione che ricorda Mandela attraverso alcune delle sue frasi più significative.
Nelson Mandela, morto il 5 ottobre 2013 a Johannesburg a 95 anni, è stato il simbolo dell’ultima lotta dell’Africa nera contro l’estremo baluardo della dominazione bianca nel continente. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell’apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994; un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e ne è uscito come un “Gandhi nero”, che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue.
Nelson Rolihlahla (“piantagrane”) Mandela nasce il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio del Transkei (sud-est) da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa. Dopo la scuola metodista si iscrive all’Università di Fort Hare per poi trasferirsi a Johannesburg, dove studia legge all’Università del Witwatersrand e frequenta militanti e dirigenti dell’African National Congress (Anc), il primo partito fondato nel 1912 dai neri in Sudafrica.
Nel 1944 partecipa alla fondazione della Lega della Gioventù dell’Anc. Lo stesso anno sposa Evelyn Mase, da cui divorzierà nel 1957. La vittoria del razzista Fronte nazionale nelle elezioni del 1948 radicalizza le sue posizioni. Nel 1952 apre uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica. Insieme ad altri 150, nel dicembre 1956 viene arrestato e accusato di tradimento in un processo che si concluderà nel 1961 con un’assoluzione generale. Nel 1957 conosce Winnie Madikizela, che sposa l’anno successivo.
Nel 1961 fonda il braccio armato dell’Anc, l’MK (Umkhonto we Sizwe, “Lancia della Nazione”), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Nel 1962 viene arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale al rientro da una lunga missione in Africa e Europa.
Nel 1964 è condannato ai lavori forzati a vita al processo di Rivonia, dal nome della località dove l’anno prima l’intero stato maggiore dell’Anc era stato catturato in una retata della polizia. Dal banco degli imputati, Mandela pronuncia un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori.
Proclama, però, anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui proclama di essere pronto a morire.
Viene trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, dove passa 18 dei suoi 27 anni di prigione. Si laurea in legge per corrispondenza alla University of London. In prigione la sua fama mondiale e popolarità aumentano, diventa simbolo della lotta al regime razzista. Nel 1982 viene trasferito nella prigione di Pollsmoor. Nel 1985 il presidente P. Botha gli offre la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza.
Mandela rifiuta, tuttavia iniziano sporadici contatti con emissari del regime. Nel 1988 è trasferito nella prigione di Victor Verster, a nord di Cape Town, dove le condizioni di detenzione migliorano. Nel 1989 Botha viene sostituito da Frederik De Klerk, che il 2 febbraio 1990 annuncia la liberazione di Mandela.
L’11 febbraio una folla immensa accoglie il leader, che si presenta al mondo con un discorso che resterà nella storia, offrendo perdono e riconciliazione all’impaurita minoranza bianca. Mandela è eletto presidente dell’Anc, inizia un difficile periodo di negoziato col governo di De Klerk, che prosegue per quattro anni. Tentativi eversivi di gruppi di estrema destra, sanguinose violenze tribali minacciano la strategia di riconciliazione di Madiba, come ormai tutti chiamano Mandela (titolo onorifico del suo clan).
Nel 1993 riceve il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009, l’Onu proclamerà il 18 luglio “Mandela Day”. Il 27 aprile 1994, alla fine, si vota. L’Anc vince col 62% le prime elezioni multirazziali nella storia del Paese, Mandela è il primo presidente nero del Sudafrica. De Klerk è vicepresidente.
Per Mandela inizia un infaticabile lavoro di consolidamento del suo fragile edificio. Nel 1996 divorzia da Winnie. Nel 1998 sposa Graca Machel, vedova del presidente del Mozambico, Samora Machel. Al termine del mandato rifiuta di candidarsi di nuovo. Dopo il 1999 l’anziano leader continua per qualche anno a spendere le sue energie e il suo nome per numerose cause umanitarie. Nel 2004 annuncia l’intenzione di ritirarsi dalla vita pubblica per dedicarsi alla famiglia.
Compare sempre più di rado in pubblico e ogni volta appare più fragile e debole, come nella fugace apparizione a Johannesburg alla finale dei Mondiali di calcio, nel luglio 2010. Negli ultimi anni ha passato la maggior parte del tempo a Qunu, il villaggio della sua famiglia. Dopo l’ultimo ricovero in ospedale si era trasferito nella sua abitazione di Johannesburg dove ha trascorso gli ultimi mesi di vita, circondato dall’affetto della famiglia e di un intero Paese. (Ansa)
Oggi è il “Nelson Mandela Day”: Google rende omaggio al leader anti-apartheid