ROMA – Ha iniziato oggi una serie di audizioni l’VIII Comitato “Mafia, Giornalisti e Informazione” della Commissione Antimafia, di cui è coordinatore il parlamentare Claudio Fava. Sono stati ascoltati i giornalisti Enrico Bellavia, che lavora per “La Repubblica” e Lucio Musolino, cronista de “Il Fatto Quotidiano”, entrambi oggetto di minacce e intimidazioni.
In particolare, il cronista calabrese, che ora lavora per Il Fatto, ha risposto alle domande dei componenti della Commissione in merito alle minacce ricevute negli ultimi anni. Come quelle del 2008 dalla cosca Lo Giudice e, soprattutto, l’intimidazione subita il primo agosto 2010 quando, nel cortile della sua abitazione, Musolino trovò una bottiglia di benzina e un biglietto con cui veniva invitato a lasciare “Calabria Ora”, il giornale che lo ha licenziato illegittimamente nell’ottobre dello stesso anno dopo aver pubblicato le informative dell’inchiesta “Meta” sui rapporti tra le cosche di Reggio e alcuni politici locali.
Minacce, queste, che avevano portato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a disporre la vigilanza della sua abitazione. Musolino (che all’epoca si occupava di nera e giudiziaria) ha riferito, inoltre, alla Commissione antimafia delle pressioni subite negli ultimi mesi di lavoro a “Calabria Ora” e della serie di querele utilizzate a scopo intimidatorio.
Una parte dell’audizione, su richiesta di Musolino, è stata secretata perché relativa ad altre minacce ancora non rese pubbliche e sulle quali sta ancora indagando la Procura di Reggio Calabria, guidata da Federico Cafiero De Raho. Sul punto, comunque, il giornalista calabrese ha ritenuto opportuno non fornire molti dettagli nel rispetto del lavoro dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia.
Lucio Musolino, nel corso dell’audizione, ha anche sottolineato di aver sempre avuto al suo fianco il Sindacato Giornalisti della Calabria.
“Abbiamo in programma una quarantina di audizioni – fa notare Claudio Fava – di giornalisti, procuratori e sindacalisti. Vogliamo non solo fare una ricognizione di quanto avvenuto, ma capire anche come le minacce subite abbiano prodotto conseguenze sulla qualità dell’informazione e se ci sono zone grigie di collusione. Vogliamo insomma fare una ricognizione sulla qualità e la quantità delle minacce che hanno gravato sulle spalle di questi giornalisti, influendo sul loro lavoro e comprendere quanto conti anche la precarietà o il vivere in zone più o meno periferiche. L’obiettivo è arrivare ad un report chiaro e definitivo sullo stato dell’arte”.
La prossima settimana verrà audito, tra gli altri, anche il giornalista Lirio Abbate, da anni sotto scorta per le minacce ricevute.
La prossima settimana il Comitato Mafia, giornalisti, informazione sentirà Lirio Abbate