ROMA – «Il clan Zagaria è vivo e mi voleva squartare». Così il giornalista Sandro Ruotolo, intervenendo, stamane, nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana, alla conferenza stampa “Vite sotto scorta” alla quale hanno partecipato altri cronisti minacciati dalla camorra, oltre al segretario generale e al presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
Ruotolo, che ha annunciato pochi giorni fa la sospensione della revoca della sua scorta, avvenuta in seguito ad un intervento di cittadini, colleghi giornalisti e anche di alcuni politici, ha sottolineato l’importanza di tale mobilitazione e ha osservato come «noi giornalisti dobbiamo essere all’altezza dell’opinione pubblica del nostro Paese, che ha voglia di informazione».
Ruotolo ha quindi ricordato «tutti i giornalisti che sono stati uccisi in Campania», aggiungendo che «ogni volta che si uccide un giornalista perde la democrazia».
Presente alla conferenza stampa altri tre cronisti dalla vita blindata: Marilena Natale e, in collegamento telefonico, Paolo Berizzi – da due giorni sotto scorta – e Michele Albanese, responsabile della Legalità per la Fnsi, che ha ribadito: «Non dobbiamo abbassare la guardia, ma continuare a raccontare cosa accade sui nostri territori, perché solo così potremo contrastare le mafie in Campania, Calabria, Sicilia. Ha ragione Paolo Berizzi quando dice che vivere sotto scorta, specie in contesti piccoli, non è facile. Ma è necessario – è stato l’appello di Albanese – per poter continuare ad occuparsi delle storie di mafia. Impegniamoci tutti a raccontare la mafia per contrastarla». (giornalistitalia.it)