L‘azienda rifiuta il sacrificio di pochi euro. Fnsi, Assostampa e Cdr: “È inaccettabile”

Il Giornale di Sicilia vuole licenziare 15 giornalisti

PALERMO – Si è conclusa con un verbale di mancato accordo la procedura di licenziamento collettivo aperta, il 25 settembre scorso, dal Giornale di Sicilia che, dopo aver beneficiato di due anni di cassa integrazione, ha denunciato il “peggioramento della situazione economico-finanziaria dell’azienda” a causa della “forte crisi causata dalla drastica riduzione delle vendite e della pubblicità”.
Una situazione che, a giudizio dell’azienda, ha determinato un esubero di personale quantificato in 9 giornalisti ex articolo 1 (su un organico di 37), compresi 4 attualmente in aspettativa, e tenuto conto che 2 si sono dimessi volontariamente oltre 16 ex articolo 12 e 1 ex art. 2.
Tre gli incontri seguiti alla comunicazione, inviata ai sensi dell’ex art. 4 della legge 223/91, dei quali due a Palermo (il 12 e il 23 ottobre 2018 in sede aziendale) e uno a Roma (il 19 novembre nella sede della Fnsi), prima dell’incontro conclusivo di giovedì scorso al Centro per l’Impiego di Palermo, nel quale è sfumata l’ultima possibilità di accordo con il sindacato dei giornalisti che ha ritenuto inaccettabile la decisione dell’azienda di procedere al licenziamento di tutti i 15 giornalisti ex art.2 e 12 (uno è andato in pensione nel novembre scorso).
Un netto rifiuto da parte dell’azienda che non ha voluto salvare i 15 posti di lavoro neppure nell’eventuale ipotesi di aumentare di un solo punto la percentuale dell’ammortizzatore sociale che, sullo stipendio del redattore ordinario, avrebbe inciso per una somma variabile dai 2 ai 10 euro al mese.
All’incontro, innanzi al funzionario direttivo della Regione Siciliana, Giovanni Russo, erano presenti l’editore di maggioranza de Giornale di Sicilia Editoriale Poligrafica spa, Lino Morgante, con il direttore Antonio Ardizzone, il vice direttore responsabile Marco Romano e il dirigente amministrativo Calogero Di Carlo, assistiti dagli avvocati Lorenzo Maria Dentici e Luigi Maini Lo Castro, il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, con l’avv. Giuseppe Catelli, il segretario dell’Assostampa Sicilia, Roberto Ginex, i componenti del Comitato di redazione del Giornale di Sicilia, Filippo Mulè, Maria Pagliaro, Calogero Tedesco e Concetta Transirico, e il rappresentante della Fieg, Stefano Scarpino.
Se l’editore Lino Morgante ha ribadito la “legittimità della condotta aziendale”, sostenendo che “l’entità dell’esubero dovuto sia alla crisi del settore, sia all’organizzazione del lavoro adottata dalla testata nell’ultimo biennio, sia ai dati economici registrati dalla società”, il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, e l’avv. Giuseppe Catelli hanno ribadito la posizione del sindacato, espressa e sostenuta in tutti i precedenti incontri, contestando la netta chiusura dell’azienda a salvaguardare i livelli occupazionali, essenziali per rilanciare un quotidiano regionale, da parte del gruppo editoriale Ses (proprietario della Gazzetta del Sud) che sostiene di credere ancora nella carta stampata, tanto da aver appena acquistato una nuova rotativa per circa tre milioni e mezzo di euro, dopo aver acquisito, nell’agosto 2017, il pacchetto di maggioranza della holding che controlla il quotidiano Il Giornale di Sicilia, l’emittente televisiva, la radio ed il sito internet che per 157 anni erano rimasti saldamente in mano alla famiglia Ardizzone.  Acquisizione che prevede lo sviluppo di sinergie editoriali per la confezione di pagine comuni tra i due quotidiani e lo scambio di servizi televisivi e radiofonici tra le emittenti  (Radio Tele Peloritana, Tele Giornale di Sicilia e Radio Giornale di Sicilia).
Sottolineando che “i licenziamenti annunciati sono inaccettabili perché non giustificati né dalle ragioni organizzative addotte dai rappresentanti aziendali né dal conto economico”, la Fnsi, con l’adesione dell’Associazione Siciliana della Stampa, ha allegato al verbale una dichiarazione, sottoscritta oltre che da Parisi, Catelli e Ginex, anche dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, nella quale ricorda “che il lavoro dei giornalisti corrispondenti e dei collaboratori fissi, che sono considerati dall’azienda figure non essenziali ai fini dell’organizzazione del lavoro, verrebbe svolto con ogni probabilità da personale autonomo non dipendente che va a surrogare quello dipendente. Allo stesso tempo, veri risparmi sul conto economico potrebbero essere ottenuti mediante l’applicazione di un ammortizzatore sociale per l’intera redazione del giornale, come più volte proposto dalle organizzazioni sindacali nei vari incontri; l’ammortizzatore sociale, oltre a garantire la redazione, con un sacrificio di pochi ulteriori euro garantirebbe il posto di lavoro di tutti, corrispondenti e collaboratori compresi”.
La Fnsi ricorda che “nell’ultimo incontro del 19 novembre scorso, l’azienda si era impegnata a sentire le persone interessate dalla procedura di licenziamento al fine di proporre una definizione amichevole ai singoli rapporti di lavoro. Successivamente, al termine dei singoli incontri, avrebbe relazionato alle organizzazioni sindacali per esaminare congiuntamente un eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali per l’intera redazione del giornale. Successivamente, però, dopo aver ricevuto in data 4 dicembre 2018 la nota di chiusura della consultazione sindacale, abbiamo appreso non senza stupore che Il Giornale di Sicilia Editoriale Poligrafica spa avrebbe comunicato ai singoli giornalisti interessati dalla procedura l’intenzione di procedere al licenziamento al termine della fase amministrativa e in subordine avrebbe dato la propria disponibilità ad una pacifica definizione del rapporto di lavoro dietro corrispettivo di una somma transattiva, oltre ad un’indennità sostitutiva del preavviso quantificata, a quanto risulta, in due mensilità”.
“Fermo restando che ai sensi dell’art. 27 del Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico l’indennità sostitutiva del preavviso è pari a 8 mensilità di retribuzione, aumentata di 1 mensilità per i giornalisti con un’anzianità di servizio superiore a venti anni, non possiamo accettare – sottolinea la Fnsi – le modalità usate dall’azienda. Chiudere, infatti, la fase di consultazione sindacale e preannunciare con lettere individuali che al termine della fase amministrativa si dovrà procedere alla risoluzione dei rapporti lavoro, significa non solo vanificare il sereno clima di confronto sindacale e individuale che si era creato, ma anche contraddire allo spirito della legge n. 223 del 1991 che, all’art. 4, affida all’Ufficio amministrativo il compito di convocare le Parti e di formulare proposte per la realizzazione di un accordo in alternativa ai licenziamenti, che in questo caso si danno per scontati”.
Per tutte queste ragioni, la Federazione Nazionale della Stampa e l’Assostampa Sicilia considerano “inaccettabile la procedura in questione, offrendo in ogni sede il nostro supporto ai colleghi che vogliano agire contro l’azienda per la tutela dei propri diritti”.
Da ricordare, infine, che tutti i giornalisti – essendo stati assunti tutti prima del 7 marzo 2015 – godono delle tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
A questo punto, dunque, si attendono i prossimi passi dell’azienda che, oltre a dover fronteggiare le inevitabili impugnazioni dei licenziamenti, è chiamata a dare alla redazione risposte immediate e concrete in materia di orari e carichi di lavoro, sinergie e, soprattutto, destino dei numerosi contrattisti che da anni lavorano per il giornale. (giornalistitalia.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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