In “Falso Natale” Errico Buonanno piccona i miti natalizi, ma non rovina la festa

Natale: quante fake news, ma è sempre Natale!

Errico Buonanno

MILANO – Le fake news coinvolgono anche le festività di fine anno. È la tesi sostenuta da Errico Buonanno nel suo ultimo libro: “Falso Natale” (editrice Utet, 176 pagine, 14 euro).
L’autore è una firma autorevole che si divide tra carta stampata e televisione. Gli esordi con il Manifesto per arrivare al Corriere della sera, passando per Il Riformista. Il suo maggior successo è arrivato con la trasmissione “Io Chiara e l’Oscuro”, in onda su Rai2, per tre stagioni.
Dunque, quali sono le bugie di Natale? Il 25 dicembre è una festa pagana, originariamente dedicata al sole. Gli antichi riti pagani sono stati trasformati e adattati per la tradizione cristiana. Un’operazione di riciclaggio.
Il bue e l’asinello non esistono. Le loro figure derivano semplicemente da un errore di traduzione dall’ebraico al greco.
E la stella cometa? Nemmeno questa è vera. Si tratta di un’invenzione dell’estro creativo di Giotto che l’ha disegnata sulla mangiatoia, aggiungendo una splendida coda dorata. La tradizione nasce da lì.
Non esiste dimostrazione dell’esistenza dei Magi che arrivano alla capanna di Betlemme. Chi l’ha detto che sono tre? E che si tratta di principi?
Quanto alla Befana, un’altra delusione per chi ci crede. È una figura mutuata dalla dea Diana che andava di casa in casa a portare doni in cambio di piccole offerte.
Infine, la tradizione dell’albero. È solo una moda aristocratica, diffusa in tutta Europa, importata, in Italia, da Margherita di Savoia e, in Inghilterra, dalla regina Vittoria. Nel 1644, i puritani inglesi lo proibirono espressamente perché era una ricorrenza non indicata nelle sacre scritture. Ma la gente festeggiava comunque e, alla fine, nel 1856, la festa è stata ufficialmente reintrodotta.
Il saggio di Buonanno è una corsa fra usanze e costumi che attraversano i secoli.
L’abete si accompagna con la figura di babbo Natale, un vecchio che, di volta in volta, viene rappresentato vestito di rosso, con la barba bianca, la slitta e le renne. Da dove viene? Dalle usanze nordiche dove Odino, il numero uno degli della mitologia germanica, visitava le famiglie e portava dei piccoli doni.
E, tuttavia, ammesso e non concesso che si tratti di un cumulo di falsità, Natale resta Natale con le sue tradizioni. Le famiglie si riuniscono sotto l’albero, attorno al presepio e a tavola, dove i piatti tipici la fanno da padrone.
Immancabile la battaglia tra gli amanti del pandoro e quelli del panettone con il risultato che, alla fine si mangiano entrambi. I piccoli scompaiono, sommersi dai regali ma anche i grandi si divertono.
Lo stesso autore, rendendosi conto di distruggere un mito radicato, mette le mani avanti: «Non voglio rovinare la festa a nessuno. Al contrario, voglio dimostrare che lo spirito del Natale non si esaurisce. C’è bisogno di tradizioni in assoluto. Ne abbiano cosi tanta fame che inventiamo quelle più assurde e immaginabili». (giornalistitalia.it)

 

 

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