Non ce l’ha fatta il giornalista, 28 anni, ferito dal terrorista di Strasburgo

Ciao Antonio, con te muore un pezzo d’Europa

Antonio Megalizzi (Facebook)

STRASBURGO (Francia) – È la notizia che non avremmo mai voluto dare: Antonio Megalizzi non ce l’ha fatta. Lo conferma la Farnesina. È morto all’ospedale di Hautepierre di Strasburgo, dove da tre giorni lottava per la sopravvivenza dopo essere stato colpito alla nuca dal killer del mercatino di Natale, ucciso ieri sera dalla gendarmerie, Cherif Chekatt. Che aveva praticamente la stessa età di Antonio, ma non i suoi valori. L’uno, il terrorista radicalizzato, “fiche s”, ha sparato contro il giovane radiocronista italiano e le altre vittime dell’ennesima strage firmata Isis per colpire l’intera Europa. L’altro, il ragazzo di Trento dalle origini calabresi, che lavorava ad Europhonica e a Radio 80 Forever Young per ottenere il tesserino da pubblicista e diventare, così, quel che già era di fatto, dell’Europa era innamorato. Come la maggior parte dei giovani della generazione Erasmus.
Antonio Megalizzi si trovava nella città francese sede del Parlamento Europeo per lavoro, appunto: era uno dei conduttori di Europhonica, uno dei format radiofonici di RadUni, l’associazione che raggruppa una trentina di radio universitarie italiane. Era arrivato a Strasburgo da alcuni giorni, insieme a una manciata di colleghi italiani, per seguire l’ultima plenaria dell’anno.
Nell’ultima trasmissione radiofonica condotta dalla città francese, quella del 7 dicembre, disponibile su Spotify, Antonio aveva parlato di immigrazione insieme alla collega Caterina Moser, con lui a Strasburgo l’altro giorno. Quel maledetto martedì.
Erano i giorni immediatamente precedenti alla ratifica del Global Compact a Marrakech, mentre Antonio andava “on air”: “L’Unione Europea – spiegava dallo studio Megalizzi – sembra essere tornata all’anno zero perché c’è una competenza totale dei singoli Stati in materia d’immigrazione. Se la situazione rimane così è difficile che cambi qualcosa, lo dico con un po’ di tristezza”.

Chi era Antonio Megalizzi

Residente a Trento, dove la famiglia si era trasferita negli anni ’90 da Reggio Calabria quando lui aveva appena 5 mesi, Antonio stava prendendo il tesserino da pubblicista, dopo aver studiato all’Università di Verona, specializzandosi, poi, in studi internazionali all’Università di Trento. Negli ultimi tempi stava seguendo un master sulle istituzioni europee.
Megalizzi collaborava da anni con vari media trentini: dopo la Rai regionale, con un programma alla radio, la sua grande passione, il quotidiano online La voce del Trentino, Radio 80 Forever Young di Rovereto, nella quale era direttore artistico.  Quindi, Europhonica, dive aveva potuto coniugare le sue due grandi passioni, quella per il giornalismo e l’altra, per l’Europa. (giornalistitalia.it)

Un commento

  1. Celso Vassalini

    Ciao Giornalista Antonio Megalizzi, il reporter italiano ferito durante l’attentato di Strasburgo, giornalista e figlio e fratello della nostra Europa. Penso che siamo davvero in un momento buio e terribile. Buio e terribile per la nostra Casa Europa, perché non ci sono i presupposti per un ragionamento collettivo, per una coscienza sociale vera e sana; la ragione si rischia di perderla, perché non la si insegna più, e quindi si parla a vuoto; ma, in genere, nella storia, i momenti più bui e terribili sono anche quelli più stimolanti.
    Grazie Antonio giornalista, che, nella tua breve vita, hai dato voce a chi non aveva voce: “La libertà di stampa ha grande valore”. E provo a spiegare qual è il mio atteggiamento nei confronti degli articoli, più o meno graditi che siano.
    Lo faccio con le parole del presidente Mattarella: “Al mattino leggo i giornali: notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché anche leggere cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere”.
    Con tristezza infinita…

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