Nell’atto del Tribunale di Palmi su Agostino Pantano spunta il nome di Michele Inserra

Cronista condannato con “sentenza fotocopia”

Da sinistra: Agostino Pantano e Michele Inserra

PALMI (Reggio Calabria) – “Un copia-incolla, ma con errori, e una diffamazione a mezzo stampa che però non è spiegata”: è quanto accaduto al giornalista Agostino Pantano, condannato dalla Sezione Civile del Tribunale di Palmi al pagamento di 50mila euro a titolo di risarcimento danni e 5.900 euro per spese di lite per 6 articoli scritti nel 2015 sul giornale “Cronache del Garantista”. A denunciare il caso sono lo stesso Pantano ed il suo legale, l’avvocato Salvino Galluzzo.
“Il giudice onorario – spiegano Pantano e Galluzzo – si è rifatta in modo troppo evidente ad un precedente caso da lei stessa trattato, che riguardava una testata e un giornalista diversi”: il Quotidiano del Sud e Michele Inserra, caposervizio della Redazione di Cosenza.
Il risultato è stato una seconda sentenza “pressoché fotocopia” che – afferma l’avv. Galluzzo – “ha anche un evidentissimo difetto di motivazione, perché non si dice quali articoli o quali parti di articoli il giudice abbia considerato diffamatori”.
In particolare, “in una occasione, anziché nominare Pantano, quale estensore degli articoli incriminati, si cita con nome e cognome l’altro giornalista (Michele Inserra – ndr) che era stato condannato nel maggio scorso; si nota poi un refuso quando la doglianza oggetto di causa si fa discendere da un solo articolo, e non dai 6 scritti da Pantano e citati negli atti; infine il giudice erroneamente riferisce che la linea difensiva di Pantano aveva individuato quale esimente «un fatto riportato da altri, circostanza mai emersa nel processo, e invece presente nell’altro giudizio» trattato sempre dallo stesso giudice”.
“In diritto di cronaca giudicato e punito da un dispositivo che, nel caso riguarda Pantano, consta – denuncia l’avv. Galluzzo – di 11 pagine e nella sostanza si esplica lungo 335 righe, ben 237 delle quali” identiche a quelle del “precedente pronunciamento”.
La causa era stata promossa dall’ex sindaco di Rosarno, Giacomo Francesco Saccomanno, da un consigliere di maggioranza, Domenico Garruzzo, e da suo fratello Giovanni.
Oltre a Pantano sono stati condannati, in contumacia e al pagamento in solido, anche il direttore Piero Sansonetti e la cooperativa Giornalisti Indipendenti che pubblicava Cronache del Garantista, giornale che non è più in edicola dopo il fallimento decretato dal Tribunale di Roma.
“A parte la modalità della condanna e di una sentenza in cui le mie ragioni vengono richiamate in maniera didascalica e macchiettistica – denuncia Pantano – fa parecchio riflettere la pesante punizione decisa senza calcolo razionale del danno presunto e della tiratura tutto sommato limitata della testata”. Una sentenza “della quale informerò ufficialmente il presidente del Tribunale e il Csm” per le opportune valutazioni su “evidenti sbavature che a me sembrano” un vero e proprio attentato alla “libertà di stampa”.
La causa per gli articoli di Pantano era stata al centro di una denuncia del Sindacato dei giornalisti. Il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, aveva, infatti, criticato la richiesta risarcitoria sproporzionata (500mila euro) fatta dal politico e dagli imprenditori e il linguaggio usato in una citazione in cui il cronista veniva definito “killer su commissione” e accusato di “meschineria”. Agostino Pantano e il suo legale hanno annunciato ricorso in Appello contro la sentenza del Tribunale di Palmi. (giornalistitalia.it)

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