Luciano Regolo: “Grottesco che il mio avvocato si sia associato alla richiesta del Pm”

Oragate: De Rose assolto, ma è giallo sulla difesa

Da sinistra: Luciano Regolo e Umberto De Rose

COSENZA – Si conclude con l’assoluzione dello stampatore Umberto De Rose il processo Oragate. Il giudice del Tribunale di Cosenza, Manuela Gallo, ha, infatti, assolto lo stampatore dall’accusa di tentata violenza privata in riferimento al blocco delle rotative – avvenuto nella notte fra il 18 e il 19 febbraio 2014 – che non fece mai arrivare in edicola “L’Ora della Calabria”, il quotidiano diretto da Luciano Regolo, oggi consigliere nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e condirettore di “Famiglia Cristiana”.
Il direttore registrò la telefonata che, quella notte, De Rose fece all’editore de “L’Ora della Calabria”, Alfredo Citrigno, nella quale gli “consigliava” di non pubblicare la notizia su una indagine a carico del figlio del senatore Tonino Gentile, Andrea (per il quale cadde poi ogni accusa in merito).
Il giornale non uscì in edicola l’indomani e da lì si scatenò una campagna mediatica che vide il direttore Regolo diffondere l’audio della telefonata di De Rose a Citrigno, telefonata in cui lo stampatore parla del futuro sottogretario del governo Renzi come di «un cinghiale ferito che ammazza tutti» se fatto infuriare.
Vale la pena ricordare che, nel corso delle udienze del processo Oragate, il 16 gennaio 2017, si è registrata l’ammissione del tecnico specializzato Davide Maxwell che ha dichiarato in aula che De Rose gli chiese di effettuare una perizia falsa sul blocco della rotativa nella notte fra il 18 e il 19 febbraio 2014.
Ora, l’assoluzione. Arrivata dopo la richiesta fatta dal pm Domenico Frascino. Richiesta di assoluzione – si badi bene – alla quale si è associato anche il legale di Luciano Regolo, l’avvocato Giulio Bruno: iniziativa che non trova per niente d’accordo l’ultimo direttore dell’Ora.
«Non ho mai fatto passi indietro sulla libertà di stampa. Ho appreso a mezzo stampa che il legale che mi rappresenta a mia totale insaputa si é associato alla richiesta di assoluzione di De Rose – dichiara Luciano Regolo –. Una linea che ovviamente non condivido. Le spiegazioni che lui mi ha fornito attengono al piano della dottrina giurisprudenziale e alla formulazione del capo di imputazione che sarebbe stata errata, ma tengono francamente in ben poco conto quanto i miei colleghi dell’Ora e io subimmo la notte tra il 18 e il 19 febbraio 2014 con la simulazione di un guasto alla rotativa che impedì al giornale di andare in stampa e a noi tutti di veder realizzato il frutto del nostro lavoro».
«Trovo questo epilogo grottesco dopo 4 anni di lungaggini e strani rinvii – conlude Regolo – e soprattutto trovo grottesco che si assolva per motivi formali chi soffoca la libertà di stampa, perché in 4 anni si sarebbe potuto facilmente procedere in maniera diversa. Attendo solo le motivazioni della sentenza per fare appello e poter fare luce sull’ennesima pagina dubbia in questo processo e nelle tante cose insolite che ho notato nel Tribunale di Cosenza durante questa vicenda per me molto dolorosa». (giornalistitalia.it)

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