Nessuno aveva mai pensato di far deragliare i giornali. Domande sale della democrazia

Mario Calabresi: “È l’ora della resistenza culturale”

Da sinistra: Mario Calabresi e Luigi Di Maio

FIRENZE – “È il momento della resistenza culturale, la critica e le domande sono il sale e l’essenza della democrazia”. Così il direttore del quotidiano la Repubblica, Mario Calabresi, alla festa per i 30 anni della redazione toscana al Teatro del Maggio  Musicale Fiorentino.
“La politica ha sempre avuto il fastidio verso le domande, le inchieste, l’aggressività dei giornali e gli errori che possono fare”, ha spiegato Calabresi nel suo discorso sulla libertà di stampa ricordando che da quando la Repubblica è nata “c’è stato un duello con  tutti presidenti del Consiglio che si sono susseguiti”. Da Craxi a  Berlusconi fino a Renzi.

Sandro Bertuccelli

“Ma nessuno aveva mai pensato di mettere in atto strumenti che potessero far deragliare un giornale o i giornali”, ha continuato Calabresi sul palco insieme al caporedattore dell’edizione fiorentina di “Repubblica”, Sandro Bertuccelli.
“Oggi, per la prima volta, si cerca di colpire le pubblicità, l’Iva, le gare sui giornali e pressioni sulle aziende che hanno partecipazioni pubbliche per non far fare pubblicità sui giornali. Trovo che sia fortemente antidemocratico”, ha spiegato Calabresi.
“L’idea di non aver bisogno di una mediazione, poi, non lascia spazio alle domande, al contraddittorio. Questa – ha aggiunto Calabresi – non è comunicazione, è propaganda. Questo è il momento della resistenza culturale al fatto che la critica e le domande sono il sale e l’essenza della democrazia”.
Calabresi ha raccontato di aver parlato di recente con il fondatore di “Repubblica”, Eugenio Scalfari, della nascita delle redazioni locali, in particolare di quella fiorentina. “Lui voleva fare un giornale di opinione, quindi senza sport e cronache cittadine. Poi, ha cambiato idea e – ha sottolineato Calabresi – per certi versi ha avuto un’intuizione. Il nostro giornale non è legato strettamente a nessuna città, come il Corriere a Milano, la Stampa a Torino e il Messaggero a Roma, ma questa caratteristica lo ha fatto radicare il Paese e adesso ha il sito internet più visitato in tutte le città dove ha una sede. E questa è una buona notizia per i trent’anni che abbiamo davanti”.

Eugenio Scalfari

Calabresi ha accennato agli attacchi recenti del leader dei Cinquestelle, Luigi Di Maio, dicendo di non voler fare vittimismi. “Ci sarebbe da discutere – ha spiegato – della libertà di stampa. Non mi voglio dilungare ma solo riflettere su alcuni dati. La politica ha sempre avuto fastidio nei confronti delle troppe domande. I presidenti del Consiglio hanno da sempre criticato i giornali, da D’Alema a Berlusconi, da Craxi a Renzi, ma nessuno aveva mai messo in atto degli strumenti per far deragliare i giornali o quelli che chiamano i giornaloni”.
“Ora i Cinquestelle tirano di nuovo fuori la questione del finanziamento pubblico alla stampa, che ormai è riservato solo a organi di partito o cooperative e non a realtà come la nostra, il Corriere o la Stampa”.
Anche di recente è stata tirata fuori la questione dei finanziamenti pubblici, che i giornali più grandi non prendono dal 2012. “Hanno deciso di provare a mandarci a gambe all’aria aumentando l’Iva e togliendo l’obbligo di pubblicare le gare sui giornali, che – ha detto Calabresi – sono un fatto di trasparenza. Poi hanno fatto pressioni sulle aziende con partecipazioni pubbliche perché smettano di darci la pubblicità. È in corso un processo antidemocratico, che viene presentato come modernissimo, come un contatto diretto tra i cittadini e gli eletti. In realtà vogliono eliminare la mediazione dei giornalisti e in generale di tutti i corpi intermedi”.

Marco De Benedetti

“In questo modo, però, non si cerca la comunicazione ma la propaganda, quella che nasce quando si tolgono le domande e il contraddittorio. Dobbiamo fare resistenza su questo punto, perché le domande sono il sale e l’essenza della democrazia”, ha concluso Calabresi.
“Non vogliono i giornalisti perché non vogliono il contraddittorio”, ha detto il presidente del gruppo editoriale Gedi, Marco De Benedetti, che ha salutato i lettori arrivati al Teatro del Maggio, dicendo che “Repubblica ha sempre avuto un forte legame con la comunità dei lettori e la redazione di Firenze è uno dei pilastri del giornale”. (adnkronos)

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