Dal 1949 viveva a Roma, fece conoscere i luoghi e l’arte italiana agli americani

Addio Milton Gendel, immortalò la Dolce vita

Milton Gendel

ROMA – Addio al fotografo e critico d’arte statunitense Milton Gendel, che ha fatto conoscere al pubblico americano, come giornalista di “Art News”, artisti di rilievo nel dopoguerra italiano come Alberto Burri e Toti Scialoja, e che con i suoi scatti ha ritratto artisti e intellettuali sullo sfondo della trasformazione dell’Italia durante il boom economico.  Gendel è morto a Roma, dove viveva dal 1949. Avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 16 dicembre.
Per tutti gli anni Cinquanta, Gendel immortalò Roma e altri luoghi d’Italia, tra cui la Sicilia con suggestioni dal cinema neorealista e atmosfere che richiamavano i quadri con i paesaggi metafisici di Giorgio de Chirico. Negli anni Sessanta le immagini di Gendel ritrassero il glamour della Dolce vita, con intuizioni psicologiche e spirito pungente.
Nato a New York il 16 dicembre 1918, dopo la laurea in materie scientifiche, Gendel decise di volgersi agli studi artistici, frequentando corsi di pittura alla Columbia University sotto la guida di Meyer Schapiro, di cui fu assistente dal 1939 al 1941.

Milton Gendel: Roma 1996: Portico della Galleria Borghese (Fondo Gendel Fondazione Primoli)

Tra il 1942 e il ’44, prima di essere imbarcato per la Cina con l’esercito americano, Gendel conobbe André Breton e gli altri surrealisti arrivati a New York grazie all’intervento di Peggy Guggenheim per sfuggire alla guerra. La loro frequentazione segnò per sempre il suo modo di vedere il mondo e di rappresentarlo attraverso le fotografie.
Nel 1944 sposò Evelyn Wechsler. Nel 1945-46 Gendel fu in Cina, a Shanghai, poi a Formosa, dove prese parte alle operazioni coordinate dall’esercito Usa per il rimpatrio dei giapponesi dopo la sconfitta. Fu in questi due anni che Gendel cominciò a fotografare, facendosi prestare una Leica da un amico.
Finita la guerra Gendel tornò a New York e lavorò come critico e storico dell’arte freelance collaborando in particolare ad alcune pubblicazioni sull’arte americana. Nel 1949 chiese e ottenne una borsa di studio Fulbright per tornare in Cina. Ma proprio in quell’anno la situazione in Cina era molto cambiata: il nuovo governo comunista di Mao Zedong non accettava giovani borsisti americani, così Gendel fu costretto a rinunciare alla destinazione orientale e scelse Roma, dove era già stato durante un viaggio attraverso tutta l’Europa fatto nel 1939, poco prima dello scoppio della guerra. La sua borsa Fulbright finanziò uno studio sui cambiamenti urbanistici nei centri storici italiani dall’unità d’Italia alla seconda guerra mondiale.
Nel dicembre 1949 cominciò dunque la vita italiana di Gendel che, per scelta o per caso, non è mai più tornato a vivere negli Stati Uniti. Nei primi anni Cinquanta frequentò Mimì Pecci Blunt e, attraverso Cipriana Scelba, direttrice del Centro Studi Americani di Roma, divenne molto amico di Bruno Zevi. Questi a sua volta lo presentò ad Adriano Olivetti, di cui divenne collaboratore come consulente culturale e per la pubbliche relazioni internazionali dal 1951.
Divenne assiduo frequentatore dell’ambiente dei giovani artisti romani: fu amico, tra gli altri, di Tancredi, di Toti Scialoja, di Alberto Burri e Piero Dorazio. Scattò numerosissime fotografie a Roma e nei suoi viaggi in Italia, soprattutto con una macchina fotografica Rolleiflex. Celebre il suo viaggio in Sicilia con la fotografa americana Marjory Collins. Pochi mesi dopo il suo arrivo a Roma si separò dalla moglie Evelyn, il divorzio arrivò però solo nel 1962.

Milton Gendel, Roma 1963: Evelyn Waugh, Georgina Masson, Lady Diana Cooper

Nel 1954 Gendel si iscrisse all’Associazione della Stampa Estera in Italia come corrispondente per “Art News” e nel dicembre dello stesso anno pubblicò il suo lungo articolo “Burri Makes a Picture” che darà una forte spinta alla conoscenza della pittura di Alberto Burri negli Usa.
Nel 1958, dalla relazione con Vittoria Olivetti, nacquero i suoi primi due figli, gemelli, Natalia e Sebastiano. Ma questa relazione non durò e nel 1962 sposò Judy Montagu con cui ebbe nel 1963 un’altra figlia, Anna.
Durante gli anni Sessanta Gendel continuò la sua collaborazione con “Art News” e scrisse per altri giornali e riviste (italiani ed esteri), mentre il suo appartamento all’Isola Tiberina in Palazzo Pierleoni Caetani – dove si era trasferito nel 1958 – divenne uno dei salotti più interessanti a Roma, frequentato da personaggi della mondanità culturale come Peggy Guggenheim e sua figlia Pegeen, e dell’aristocrazia italiana e internazionale come la princesse Margaret d’Inghilterra, cara amica della moglie Judy, o il principe Carlo Caracciolo di Castagneto.
Nel 1971 prese in affitto un appartamento al terzo piano di Palazzo Costaguti in Piazza Mattei e vi stabilì il suo studio. L’appartamento divenne dal 1982 al 2007 il suo domicilio principale. Nel 1972 morì la moglie Judy. Nel 1977 Gendel venne nominato co-commissario per il padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. A Roma, alla Galleria Marlborough allestì la sua prima vera e propria mostra fotografica.
Un’altra sua mostra fotografica si tenne a Venezia dal 14 settembre al 31 ottobre dello stesso anno, alla Galleria Barozzi. Nel 1981 sposò Monica Incisa della Rocchetta e nello stesso anno l’American Academy in Rome gli dedicò una mostra.
Sempre negli anni Ottanta altre due occasioni espositive per le sua fotografie: nel 1983 alla Galleria Il Ponte e nel 1986 alla Galleria Il Segno di Roma. Nel 1988 il suo caro amico Giovanni Carandente lo invitò a far parte del comitato consultivo della Biennale di Venezia con Lorenza Trucchi e Marisa Volpi.
A partire dal 2004 si sono susseguite una serie di mostre che lo inseriscono a buon diritto tra i grandi fotografi del Novecento. Nel 2011 donò la sua biblioteca, l’archivio fotografico e una parte della sua collezione alla Fondazione Primoli in cambio del comodato d’uso di un appartamento al primo piano, con loggia sul Tevere, dove ha collocato il suo studio e dove ha lavorato sin quasi all’ultimo. (adnkronos)

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