WASHINGTON (Usa) – Recenti iniziative simili non se ne ricordano, non negli Stati Uniti culla della libertà di espressione sancita dal Primo Emendamento. È stata una mobilitazione massiccia e una adesione record quella suscitata da un’iniziativa lanciata dal Boston Globe e abbracciata ad oggi da oltre 350 testate giornalistiche negli Usa, insieme per fare scudo contro gli attacchi del presidente Donald Trump, ricordando con fermezza che i giornalisti non sono nemici di nessuno.
La denuncia riecheggia in tutto il Paese e fa rumore, a suon di editoriali che denunciano quella che definiscono la “guerra sporca” di Trump contro i media che il tycoon ha spesso additato come “nemici del popolo”. E la risposta è sintetizzata nell’hashtag #EnemyOfNone, ovvero “i giornalisti non sono nemici di nessuno”. Cui il presidente non tarda a rispondere, in un tweet che è difesa e contrattacco allo stesso tempo: afferma di non volere altro che la “vera libertà di stampa”, ma che “molto di quanto i media riferiscono sono FAKE NEWS, che spingono un’agenda politica o semplicemente tentano di danneggiare le persone. L’ONESTA’ VINCE!”.
Capofila dell’iniziativa è il Boston Globe: “Oggi negli Stati Uniti abbiamo un presidente che ha creato un mantra e cioè che i giornalisti che non sostengono apertamente le politiche dell’attuale amministrazione, siano dei nemici del popolo. – si legge sul sito del giornale del Massachussets – Questa è una delle principali bugie propinate da questo presidente, come un ciarlatano di una volta che getta polvere magica o acqua su una folla piena di speranze”.
Senza mezzi termini insomma il giornale lancia così l’idea, rivolta a ogni testata americana, di aderire all’appello scrivendo un proprio articolo ad hoc. “I giornalisti non sono il nemico”, è il titolo del suo editoriale, illustrato da un’immagine stilizzata della punta di un pennino, con la sagoma degli Stati Uniti al centro. E ha ricordato che per più di 200 anni la libertà di stampa “ha protetto i giornalisti in patria e ha funzionato come modello per le nazioni libere, all’estero”.
Testate piccole e grandi, liberali o conservatrici per lo più americane ma anche il britannico The Guardian che ha una sua edizione Usa, (e ad esclusione del Wall Street Journal di proprietà di Rupert Murdoch) hanno messo nero su bianco la loro frustrazione ma soprattutto la strenua difesa della professione.
Il New York Times ha scelto di farlo con il titolo “La stampa libera ha bisogno di te”, definendo gli attacchi di Trump “pericolosi per la linfa vitale della democrazia”. Ha evidenziato che diffondere “verità scomode non significa che siano fake news” aggiungendo che “essere un giornalista non è una gara di popolarità”, ma la sua conclusione ha un sapore amaro quando si chiede se ciò farà la differenza e risponde: “Per nulla”. (ansa)
Anna Lisa Rapanà