L’informazione al centro dell’Osservatorio TuttiMedia presieduto da Franco Siddi

Fake News, regole e limiti dell’algoritmo

Franco Siddi, presidente dell‘Osservatorio TuttiMedia

ROMA – All news è fake diceva McLuhan nel 1969. Fake News: regole e limiti dell’algoritmo è stato l’argomento dell’Atelier di Intelligenza Connettiva organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia che si è svolto oggi, a Roma, alla Fieg di via Piemonte.
Franco Siddi, presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, ha voluto riunire “Tutti i media” per un confronto sulla criticità dell’oggi: le bufale. Una giungla che per Gina Nieri (cda Mediaset) e Fabrizio Carotti (direttore generale Fieg) va regolamentata.
Due ore di confronto serrato fra due scuole di pensiero, da una lato la rete che deve essere libera e dall’altro i tanti abusi a danno della democrazia e della vita quotidiana dei cittadini.
L’Europa con un gruppo di lavoro di cui fa parte Gina Nieri interviene sull’argomento con azioni mirate: è in via di definizione una rete europea indipendente di verificatori di fatti.
La differenza fra quelle che Maria Pia Rossignaud (direttore di Media Duemila e vicepresidente Otm) definisce vecchi media e le nuove piattaforme fa sorridere Diego Ciulli (manager, public policy Google) che afferma: “Abbiamo vent’anni e siamo già vecchi”. Parla di impossibilità di regolare l’abbondanza e sottolinea che Google non è in competizione con i media tradizionali e non è un social media: “Noi siamo d’accordo sulla regolamentazione e collaboriamo con Fieg e Agcom”.

Luigi Contu

Luigi Contu (direttore dell’Ansa) e Michele Romano (vice direttore del Giornale di Sicilia) da giornalisti hanno rivendicato il ruolo di responsabilità e di garanti della corretta informazione nei media in cui operano giornalisti che della loro attendibilità e correttezza devono rispondere anche ad un ordine professionale.
Rita Borioni (appena rieletta nel cda Rai), riporta l’attenzione sull’educazione e la formazione rispetto ai quali il servizio pubblico deve svolgere un ruolo trainante. Di formazione necessaria parla anche Gino Roncaglia (filosofo e saggista). Di notizia interpretata, condivisa ristrutturata dall’utente parlano Massimo Di Felice (professore di sociologia a San Paolo) e Frieda Brioschi (tra i fondatori di Wikimedia Italia). Angela Creta (AgID) sottolinea l’importanza del ruolo dei media nella costruzione dell’immaginario collettivo.
“È lo schermo che crea la menzogna – sostiene Derrick de Kerckhove (direttore scientifico Media Duemila/Otm) – perché è il posto dove realtà e finzione si mischiano”.
La digitalizzazione trasforma qualsiasi realtà in finzione, come diceva McLuhan, Ogni media è finzione. È il momento di soluzioni perché il mondo ha bisogno di verità e non possiamo delegare all’algoritmo il compito di garante della verità.
Cultura e tecnologia non sono due mondi separati, riconoscere, identificare la falsità (spotting the falsehood) è una competenza sulla quale bisogna accendere i riflettori”.
D’accordo Franco Siddi (presidente Otm) che, concludendo i lavori, si è detto soddisfatto perché la vivacità del dibattito a più voci è già stato l’inizio di un percorso comune utile alla costruzione di un progetto a sostegno dell’informazione corretta a misura di utente e media. (ansa)

C’È DA SAPERE
Il pericolo si combatte con l’informazione affidabile

Riccardo Luna

Le Fake news sono pericolose perché in rete possono diventare virali e influenzare negativamente l’opinione pubblica? L’80% dei parlamentari, parte del gruppo scelto per la ricerca “Informazione e social media secondo i policymaker”, ha risposto positivamente.
Il pericolo si combatte con l’informazione affidabile che in una scala da 0 a 10 è quella dell’Ansa, della Bbc, del Il Sole 24ore e dell’Agi. Questi i siti d’informazione on line che vincono il Trust Score, per riprendere la terminologia del Digital News Report del Reuters Institute.
#laveritàconta, e l’Agi l’ha scelta dal 2016, anno dell’accordo con Pagella Politica, un team di giovani ricercatori che controlla, verifica, misura i riscontri e emette una pagella: vero, falso, ma anche quasi vero. Per Riccardo Luna, direttore Agi : “la verità conta e resta al centro del lavoro del giornalista”.
Premiato, dunque, il lavoro di Agi nel Fact ckecking, in ogni caso le agenzie sono più affidabili rispetto ad altri brand tradizionali. All’Ansa va il punteggio medio di 8,0 su 10, alll’Agi di 7,2. A Il Sole 24 Ore (quotidiano con il valore più alto) 7,3. Hanno, invece, un punteggio medio inferiore a 6 HuffPost (5,6) e Fanpage.it (5,4), ma anche testate di prestigio come La Stampa (5,6) e Repubblica (4,9).
La ricerca Informazione e social media secondo i policymaker è stata condotta da Quorum/YouTrend e Cattaneo Zanetto & Co. La metodologia è innovativa perché permette di indagare orientamenti e opinioni dei decisori politici. Con il questionario distribuito a 94 deputati e senatori di tutti i gruppi politici, è stato possibile ‘mappare’ fonti di informazione e canali social utilizzati dai policymaker, ma anche l’attendibilità riconosciuta dai parlamentari a testate, giornali e tv.
Altre chiavi di lettura vengono dall’analisi per partito di appartenenza. In Forza Italia Mediaset è nella “top 5”, con un punteggio di 6,7. Nel Pd soggetti tradizionali come Rai, New York Times e Stampa (tutti fra 8,0 e 8,1) occupano le prime posizioni insieme a Ansa e Sole (8,5 e 8,3 rispettivamente). Nel Movimento 5 Stelle e nella Lega si affacciano invece altre testate, come il Fatto Quotidiano che con un punteggio di 7,9 è in assoluto la fonte più attendibile fra i “gialli”, anche più dell’Ansa, e il Tg La7 che registra un discreto 6,9 fra i salviniani ed è subito alle spalle di Ansa e Sole.
Il gruppo dei parlamentari coinvolti nella ricerca è risultato molto ‘digitalizzato’: il 100% ha risposto di aver utilizzato Whatsapp nell’ultima settimana, Facebook è arrivata al 98%, Twitter al 79 e Instagram al 63. I dati sono più bassi se riferiti alle piattaforme digitali e social utilizzate per consultare o condividere notizie: Whatsapp e Facebook rimangono in testa, ma con circa il 70%, Twitter scende al 62 e Instagram – non sorprende – al 23.
Per informarsi gli eletti dei partiti ‘moderati’ Pd e Fi prediligono Twitter (quasi 8 su 10 dicono di averlo utilizzato nell’ultima settimana per raccogliere informazioni), il nuovo asse giallo-verde sembra preferire Facebook (fra i leghisti arriva all’82%) e, per la messaggistica, Telegram (impiegato dal 76% dei 5 Stelle, anche perché è lo strumento usato da gruppi e staff di comunicazione del Movimento per condividere informazioni).
Un altro risultato curioso è la demarcazione molto netta sui dispositivi utilizzati: la “generazione iPhone” di Pd e Fi (fra loro l’80% usa lo smartphone di Apple) cede il passo alla “generazione Android” (il 64% dei parlamentari di maggioranza usa un telefono Samsung o di altre marche con il sistema operativo di Google).
Abbiamo poi voluto verificare quali fossero le fonti di informazione più utilizzate, e quindi più influenti sui policymaker italiani.
Il quotidiano più letto è il Corriere della Sera con il 45%, seguito dal Fatto Quotidiano al 40% e dal Sole 24 Ore al 39%. Proprio la presenza del Fatto alla testa della classifica, si può dire, rende evidente il cambiamento di stagione politica che si è consumato con il voto del 4 marzo. È infatti il quotidiano più letto fra gli eletti del M5S, che – come vedremo – lo considerano anche una fonte di informazioni estremamente attendibile. D’altra parte, tra deputati e senatori leghisti troviamo molti lettori dei due giornali di riferimento dell’area del centrodestra, cioè Libero e il Giornale, rispettivamente al 61% e al 53%. Rimane il primato di Repubblica nei gruppi del Partito Democratico (90%), che però registrano anche un crescente insediamento del Foglio (76%), un altro esempio della distanza fra la dieta informativa dei policymaker e i volumi di vendita in edicola. Deputati e senatori Pd sono anche caratterizzati dall’elevatissima fruizione di carta stampata: tutti hanno infatti letto almeno un giornale di carta per almeno 3 volte nell’ultima settimana – un tasso che fra i 5 Stelle scende al 60%.
Fra i vari gruppi politici, quello più sensibile al tema fake news è certamente quello del Pd. Il 100% degli intervistati Pd richiede che editori e giornalisti si diano da fare sul tema, il 92% estende la stessa richiesta ai grandi player tecnologici come Facebook e Google, il 70% estende la richiesta anche a Governo e Parlamento. Qui si registra un altro ‘strappo’ fra opposizione a trazione Pd/Fi e maggioranza legastellata: solo il 42% degli eletti di Lega e 5S crede che ci vorrebbe un intervento di natura politica o regolatoria sul problema delle fake news. Ma la rottura più clamorosa è sulla domanda, ripresa dal Rapporto Censis 2017, se le false notizie favoriscano le tendenze populiste. È d’accordo il 96% degli intervistati del Pd, il 98% di Forza Italia, e appena il 4% dei rappresentanti di 5 Stelle e Lega.

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