Gentile presidente dell’Ordine,
all’interno della sala consiliare della nostra struttura romana fanno bella mostra di sé, le fotografie dei giornalisti martiri, colleghi che hanno pagato a caro prezzo il ruolo, la funzione, la professione giornalistica. Anzi, alcuni di essi hanno perso la vita prima ancora di trovare addirittura la iscrizione all’Ordine o persino il giusto contratto di lavoro.
Molte delle storie che si ricollegano a loro trovano senza nome persino i sicari, mandanti e motivazioni che ci chiariscano le idee sul perché di questo sangue. A tal riguardo, tra i colleghi non trovo cenno, alcuna menzione e riconoscimento per il collega molisano Carmine Pecorelli detto “Mino”. Il che mi meraviglia perché il giorno del suo barbaro agguato, io potevo vantare 3 anni, ma la classe dirigente dell’Odg molti di più.
Non credo io debba dirle altro su Pecorelli, ma molto probabilmente l’Ordine dei giornalisti debba fornire delle spiegazioni su questa che voglio definire dimenticanza. In attesa di un suo pronto riscontro, le chiedo di adoperarsi al fine di recuperare il tempo perso e di conseguenza riabilitare la figura del collega, per troppo tempo oggetto di ombre che non fanno bene alla categoria, all’Ordine nazionale dei giornalisti, alla famiglia del cronista assassinato.
Sono pronto a portare la questione all’interno della commissione culturale, a far intervenire l’Ordine dei giornalisti del Molise (già informato) e raccogliere delle firme a sostegno della mia richiesta. Le ricordo che nel suo paese d’origine, Sessano del Molise, gli è stata dedicata una strada, vivono i parenti e che il recente pronunciamento in Cassazione ne ha riabilitato la figura.
La prego molto democraticamente di non glissare questa mia richiesta per uno spazio di parimenti dignità per Mino Pecorelli, all’interno della struttura. Tuttavia, pur consapevole della sua estraneità sulle scelte dei giornalisti da incorniciare (fu della precedente presidenza), resto a disposizione per un incontro preliminare insieme al collega Cosimo Santimone, per discutere della questione.
Proprio di recente, nel corso di un convegno, la sorella Rosita Pecorelli, il presidente del Tribunale di Isernia, dell’Ordine degli avvocati di Isernia, della Unione camerale avvocati del Molise, hanno all’unanimità considerato che il martirio di Pecorelli debba trovare il giusto rispetto perché non meno grave e non meno importante di altre barbare uccisioni tuttora anonime.
Le ricordo, caro presidente, che un suo gesto renderebbe giustizia sociale.
prof. Vincenzo Cimino
Componente commissione Cultura
Consiglio nazionale Ordine dei giornalisti
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