A Genova in scena disinformazione, intimidazione e aggressione alla libera stampa

Blitz di sedicenti attivisti del M5S al Secolo XIX

GENOVA – Il quotidiano genovese Il Secolo XIX denuncia l’irruzione di “due sedicenti simpatizzanti del Movimento 5 Stelle” che, martedì scorso, si sono presentati alla portineria della redazione “protestando per un articolo e pretendendo in modo aggressivo di parlare con gli estensori o con qualche giornalista”.
“La protesta – spiega Il Secolo XIX – è  avvenuta la mattina di San Giovanni, quando in redazione “ci sono pochissimi colleghi e nessuno che si occupi di politica. I quasi 9 minuti in cui i due interloquiscono con il malcapitato addetto alla portineria vengono ripresi con un telefonino e postati su Facebook da uno di loro. Il video, presentato come dimostrazione di stampa disinformata e disinformante, diventa virale (oltre 6mila condivisioni) così come gli insulti, le intimidazioni e tutto il ciarpame che si accompagna ai commenti che pullulano in Rete, tantopiù odioso quando vengono messi all’indice – persino con la fotografia – i giornalisti”.
Per il vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della Liguria, Dino Frambati, “usare sistemi che appaiono intimidatori è grave e contro ogni elementare norma del vivere civile e della libertà di ogni giornalista. L’Ordine dei giornalisti solidarizza con i colleghi oggetto dell’attacco, con l’addetto alla portineria affrontato dalle due persone, e la redazione tutta del quotidiano, impegnandosi per quanto in sua facoltà e potere, per permettere serenità di lavoro e libertà nell’informazione”.
Il Secolo XIXIl quotidiano genovese si sente, però, in dovere di fare piena chiarezza sul “grave esempio di intimidazione e aggressione alla libera stampa” compiuto dai sedicenti attivisti del M5S.
“Il fatto in sé – due maleducati che chiedono udienza alla redazione e non la ottengono semplicemente perché si presentano a un’ora in cui il giornale è ancora in fase di risveglio – sarebbe passato assolutamente inosservato – sottolinea Il Secolo XIX – se non fosse stato ripreso e se non si fosse verificato in un momento di grande tensione tra Movimento 5 Stelle e giornalisti italiani. Ma ora che quel video è diventato «virale», per noi è doveroso restituire all’accaduto le sue reali proporzioni. E dunque:
1) I due simpatizzanti del M5S sono entrati come chiunque potrebbe entrare nella nostra portineria e qui, con un pretesto, hanno fatto uscire dal «gabbiotto» l’addetto che in quel momento era presente.
2) In un quotidiano a contatto con il territorio come il Secolo XIX, casi del genere avvengono quasi tutti i giorni per notizie di ogni genere. E tutti i giorni riceviamo o parliamo con tutti, anche con i maleducati, gli aggressivi, i minacciosi, i vittimisti. Con tutti. Quasi sempre ci chiariamo, quasi sempre la cosa finisce lì, assai raramente si prosegue per avvocati.
3) La notizia che i due «cittadini» (così si sono definiti) contestavano era assolutamente vera. Qui sotto potete vedere il documento in cui alcuni senatori del M5S chiedono che sia eliminato l’articolo che cancella l’immunità per i senatori da uno dei progetti di riforma del Senato:Secolo XIX

4) L’articolo – in cui emergono le varie posizioni anche tattiche del M5S sull’immunità – non è stato scritto da Ilario Lombardo, il collega con cui se la prende uno dei due signori che ci hanno fatto visita, ma da un’altra collega. Le firme si trovano all’inizio degli articoli. Il video su Facebook e le condivisioni in Rete hanno innescato un linciaggio vergognoso nei confronti di Ilario, di cui è stata pubblicata anche la fotografia. Gli insulti e le minacce rivolte alla redazione del Secolo XIX più in generale fanno parte di quel tappeto maleodorante che purtroppo costituisce la pavimentazione di buona parte della Rete.
5) Ci stiamo, quindi, occupando di due signori che ignoravano di che cosa stessero parlando e persino con chi volessero parlare. Pur mostrando un atteggiamento diffuso, non riteniamo che possano essere identificati con il Movimento 5 Stelle in toto e loro stessi hanno sottolineato di essere due singoli cittadini”.

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